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Quando il potere teme il mito, lo distrugge. Il ‘Masaniello’ dell’anima rivoluzionaria di Napoli che si mostra quando deve

BCC

(di Anonimo)
La Storia ci insegna come il potere teme i miti anche dopo anni dalla loro dipartita,
ed inizia ad usare l’unica ignobile arma in possesso. Uno dei tantissimi esempi possiamo ritrovarlo nella Storia del più noto lazzaro napoletano, Tommaso Aniello d’Amalfi detto “Masaniello”, un giovane di 27 anni di mestiere pescivendolo, divenne Capopopolo napoletano e protagonista della rivolta popolare insorgendo dal 7 al 16 luglio 1647, contro la pressione fiscale imposta dal governo ‘vicereale’ Spagnolo ed il patriziato napoletano che ridussero il popolo ad una estrema povertà.
Tradito ed ingiuriato fece il suo ultimo discorso: “Amice miei, popolo mio, gente: vuie ve credite ca je so’ pazzo e forze avite ragione vuie: je so’ pazze overamente. Ma nunn’ e’ colpa da mia, so state lloro che m’hanno fatto asci’ afforza n’fantasia! Io ve vulevo sulamente bbene e forze sarra’ chesta a pazzaria ca tengo ncapa”. Il viceré di Spagna fu costretto a scendere a patti con quel manipolo di disperati e a riconoscere al loro capo il titolo di “Capitano generale del fedelissimo popolo”.

Catturato ed ucciso, il suo corpo decapitato e fu gettato tra i rifiuti poi sepolto nella Basilica del Carmine fino al 1799. ‘Probabilmente’ secondo le fonti cosiddette ‘ufficiali’ anche se sempre da mettere in discussione, con il rientro in città di Ferdinando IV di Borbone vi fu la dispersione dei resti mortali dell’ eroe Masaniello, perchè visto come l’anima rivoluzionaria della città. In realtà ad oggi è sempre più difficile capire quel periodo, dato che ci sono due fazioni contrastanti, specialmente per ciò che riguarda il 1799.

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In seguito alla dispersione dei resti mortali di Masaniello, i Frati Carmelitani, i veri custodi della Storia, apposero nella Basilica del Carmine una targa commemorativa nel punto esatto dove l‘Eroe fu sepolto per la prima volta, proprio per ricordare il periodo del disposito vicereame Spagnolo che aveva ridotto la città alla fame ed alla povertà.
Ancor oggi Masaniello è la testimonianza tramandata di quella storia che molti affermano che non abbiamo, ma che invece si mostra sempre quando ampliamo la nostra curiosità, un pò come una caccia al tesoro. Viva la Napoli Rivoluzionaria.

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