“Educate i bambini e non sarà necessario punire gli uomini” – Pitagora. Questa frase semplice e immediata di Pitagora è stata fondamentale per la mia crescita personale. L’ho studiata, mi ha ispirato ed è stata per me come un faro nella ricerca delle mie responsabilità verso gli altri e, in particolare, proprio dei bambini e dei ragazzi. Sono certo che questo stesso principio informi la didattica del mio maestro di boxe.
È stato proprio grazie a lui e con la boxe che ho risvegliato e nutrito vari aspetti della mia personalità.
Aspetti che non erano affiorati prima dell’incontro con la boxe e, soprattutto, con il mio maestro. Attraverso questo percorso ho elaborato il senso di responsabilità di vivere a pieno la mia vita, dedicandomi anche a quella degli altri. E ancora la dedizione, il sacrificio, la necessità di non arrendersi mai.
Spesso nella mia attività di educatore, nel programma, spingo i ragazzi a provare una palestra di boxe, riscuotendo anche discreti successi.
Ma sebbene io non sia sicuramente tra i campioni della Napoli Boxe (oggi non più presente e che aspetta risposte), posso affermare con sicurezza di essere uno dei tanti che è stato aiutato da questa bellissima realtà. Un corpo estraneo che ha generato un epicentro di legalità in un cratere di delinquenza. Un corpo che ha il suo cuore pulsante in Lino Silvestri, il mio (e di tantissimi altri giovani, campioni blasonati o semplici amatori) maestro di boxe. Un uomo che con la sua tenacia, la sua determinazione e il suo esempio, ha accostato sempre di più le capacità e le necessità dei bambini e dei tanti ragazzi del quartiere. Raramente ho visto un impegno così costante. Lino è in tutto e per tutto un uomo che ama aiutare gli altri.
Impegno, purtroppo, spazzato via, dalle ragioni senza cuore della burocrazia, dall’indifferenza. Una burocrazia che ha rigettato tutto in strada: attrezzature, sogni, successi, e perfino i bambini. Quasi rispediti al mittente, ai vicoli, ad un destino forse opaco e che la boxe, invece, poteva ridisegnare.
La boxe, come tanti altri sport considerati minori, ha forse sfornato ancora pochi talenti rispetto al più popolare calcio. Viene quasi da pensare che nessuno della nostra amministrazione abbia mai praticato il pugilato, perché l’atteggiamento avuto nei confronti dei tanti bambini della palestra è stato veramente squalificante, da parte del Comune di Napoli. Una vergogna dolorosa che di fatto ha spento la fiducia dei bambini. Un sentimento che, evidentemente, non è stato percepito dagli amministratori, ma da tanti abitanti della città si.
Nulla è stato considerato: né l’impegno sociale condotto in piena regola, rispettoso delle norme, delle leggi, né la rivalutazione dei luoghi con investimenti copiosi che avevano oltretutto migliorato la sicurezza dell’intero quartiere e regalato la certezza di uno spazio di inclusione e legalità per chi mag ari non ne avesse altri. Ad oggi, tutto è stato ricusato.
Non sappiamo il destino di tutto questo lavoro quale sarà, non ci sono proposte alternative o soluzioni. Quello che nel pugilato sarebbe considerato alla stregua di un colpo basso – quello più scorretto e punito – è stato inferto. Spero solo che ci possano essere soluzioni condivise e che l’amministrazione possa, anche se tardivamente, rendersi conto di quanto sia stata miope e deludente in questo caso.
Alessandro Casillo
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