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Gli Astroni e la Vaccheria Borbonica

Un sito che pochi conoscono ma di un'importanza storica rilevante

BCC

di Giuseppe Giunto
Edificata agli inizi del XVIII secolo, gli Astroni subirono un massiccio disboscamento per favorire uno sviluppo agro-zootecnico. Nel 1739 La vaccheria fu acquistata da Carlo di Borbone per divenire “un sito reale di caccia”. Frequenti erano le battute di caccia che venivano organizzate, era il luogo di sosta e riposo per i sovrani borbonici e la loro corte. Dopo l’ultima guerra mondiale, durante la quale divenne sede del comando tedesco e poi di quello americano, l’edificio fu abbandonato andando progressivamente in rovina. Sono in atto i lavori di restauro per riportare agli antichi fasti la struttura. All’interno della riserva è oggi presente un Centro di Educazione Ambientale che svolge attività di informazione e aggiornamento sulle problematiche ambientali. L’Oasi, gestita direttamente dal WWF in convenzione con il Ministero dell’Ambiente e la Regione Campania, è stata istituita nel 1987 come Riserva Naturale Statale.

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Ma facciamo un passo indietro…

Le origini degli Astroni risalgono a circa 4.400 anni fa, il Cratere deve probabilmente il suo nome alla parola Sturnis (airone). Data l’abbondante presenza di stormi di Aironi nell’area. Nel 1217 gli Astroni furono scelti da Federico II come luogo per i suoi bagni termali. Verso la metà del XV secolo, Alfonso I d’Aragona ne fece la sua personale riserva di caccia.

Essa divenne così riserva di caccia Reale. Grazie a lui, il luogo fu ripopolato di cinghiali, cervi, caprioli e uccelli. Sono rimaste celebri le battute di caccia nel 1452 per il matrimonio di Elena d’Aragona. Nel 1535 in onore di Carlo V reduce dall’impresa a Tunisi. Nel 1692 il viceré conte di Sant’Estevan vendette la riserva ad Andrea Giovine. Nel 1721 gli Astroni furono donati ai Gesuiti, i quali nel 1739 li cedettero a Carlo di Borbone in cambio del feudo di Casolla. Le ultime battute di caccia che vi furono sono di Vittorio Emanuele II e Umberto I.

Nel ‘700 Carlo di Borbone diede ordine di ampliare la torre d’ingresso, di erigere un muro di cinta lungo l’orlo del cratere. Chiese anche di edificare due torri di guardia (torre Nocera e torre Lupara) nonché di realizzare un casino di caccia denominato “la Vaccheria”. Questo fece assumere alla riserva di caccia un grande rilievo. A partire dalla metà del 1800, l’attuale riserva entrò nell’area di gravitazione della città di Napoli, mutando radicalmente la sua funzione. Quando si giunge agli Astroni si vede immediatamente la torre che è stata eretta da Carlo! Oggi utilizzata dal personale di custodia, a questa torre si unisce il muro di cinta.

Superando la torre si giunge a un terrazzamento, limitato dal ciglio che prende il nome Torre degli Astroni. Da qui si può ammirare anche lo Sperone della Torre di Nocera e quello di Torre della Lupara. Attraversando la Selva grande e le regioni dette Pàstino e Sette Moggia, si raggiunge la Vaccheria con la Casina di caccia, purtroppo in rovina. E subito dopo un sentiero che porta alla Rotondella e alla Strada di mezzo che taglia il fondo craterico. (Fonte: il Cratere degli Astroni)

Dal 1969, il Ministero dell’Agricoltura ha accolto le richieste di alcuni attivisti del WWF Italia. Infatti gli Astroni sono stati riconosciuti come Oasi della protezione della fauna stanziale e migratoria. In questo anno quindi la riserva è stata annessa al patrimonio della Regione Campania. Nel 1987 il Ministero dell’Ambiente ha istituito la Riserva Naturale Cratere degli Astroni, affidandone la gestione al WWF. Nel 1992 l’Oasi è stata ufficialmente aperta al pubblico permettendo a grandi e piccini di godere delle sue meraviglie naturalistiche e paesaggistiche. Oggi trà le attrazioni agli Astroni, è possibile anche vedere le riproduzioni dei dinosauri, attraverso il Sentiero dei Dinosauri. Si sviluppa in modo pressoché pianeggiante e tocca il lago Grande e la Grande Radura, ove è ubicata l’area di sosta principale. Riporta al punto di inizio attraverso una strada asfaltata di 1,7 km che raggiunge dolcemente l’ingresso.

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