DI GIUSEPPE GIUNTO
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Il Porto Borbonico del Granatello.
Da documento datato 17 Febbraio 1774 si stima un preventivo di 29819 Ducati e 87 grani. Nel preventivo però non erano comprese le scogliere, ed essendo un lavoro di mare, può accadere che le spese preventivate possano alterarsi. Per adempiere al lavoro comandato, si disciplina il metodo di pagamento 200 ducati al mese. Da oggi fino a tutto maggio, e da giugno per tutta la stagione di està 1200 ducati al mese. Comanda S.M. che del denaro si paghino al detto Tesoriere di Marina 200 ducati per il corrente mese di febbraio ed in conto delli docati 29819 e 87 grana. I lavori iniziarono a Febbraio del 1774, i basoli arrivarono dalla “Petriera del Granatello” qui lavoravano oltre 200 forzati addetti a lavori pesanti.
La costruzione dei Moli iniziò nel giugno 1774 fino a novembre di quell’anno, i lavori erano diretti dell’Ing. Carrabba Salvatore. Su come si è lavorato, è il metodo di lavorazione non è dato sapere, si sa di sicuro che per la natura poco omogenea del fondo marino si è gettato molto materiale, cioè massi di adeguata grandezza, dovendosi munire l’opera internamente di banchina di ormeggio, e relativo muraglione frangionde. Con questo sistema di basamento, potevano procedere con la costruzione in acqua di blocchi cubici chiamati “CASSE”. Essi sospendevano i lavori nella stagione invernale, per la rigidità del Mare, e per il moto ondoso, inoltre non permetteva ai sommozzatori di controllare l’esatta messa in opera dei blocchi.
Nelle Cave il discorso era diverso, ci si preparava per approntare i pezzi da mettere in opera. Il sovrano concesse fondi, che in totale ammontarono a 6000 ducati, per il periodo giugno-novembre, ma i lavori continuarono fino al 1779. Agli inizi del 1780 i lavori terminarono, tranne per la scogliera che riuscirono a terminare successivamente. Il nuovo molo dal lato mare era protetto per tutta la sua lunghezza dalla scogliera. Il lato interno invece contiene una banchina di oltre 150 metri. Si formò uno specchio d’acqua di 38000 metri quadri, con una profondità di 3 metri.
Il Porto Borbonico del Granatello
Ci si accorse che l’opera era difettosa, le correnti marine, e le mareggiate formavano all’ingresso del porto grossi accumuli di sabbia sul fondale, quindi bisognava molte volte dragare l’uscita. Durante il Regno di Ferdinando II le spese di manutenzione si fecero sempre più frequenti, si nominò una commissione per decidere se abbandonare il porto, per edificarne uno nuovo. Nel 1839 il re approvò un preventivo per una spesa di 8794 ducati e 12 grana per rinforzare l’opera. Ferdinando II ordinò i lavori di riattamento, per questi lavori furono stanziati altri 15740 ducati, nel 1855 una mareggiata danneggia la punta del molo, ci vollero 2100 ducati per riparala, nel 1857 si decise di rinforzarla con una spesa di 12000 ducati.
Dopo il 1860, il Granatello da porto militare, diventa uno scalo commerciale, il porto diventa approdo per naviglio di pescatori, riparo e sosta per Brigantini. Il notevole movimento di merci imbarcate e sbarcate al Granatello lo porta dalla III alla II categoria per la legge 2 Aprile 1885 n°3095 sui porti. Portici ancora una volta conosce una forte crescita socio-culturale. I 30.000 ducati stanziati per il porto, resero Il Granatello crocevia di importanti rotte commerciali. Con “gozzoni” (grosse barche a vela) in entrata e in uscita carichi di agrumi, olio, grano, cereali, carbone, calce, legno, pietra lavica ecc. Attualmente il porticciolo porticese rappresenta il simbolo della “movida vesuviana“.
Il Porto Borbonico del Granatello
Questa è la seconda parte di un articolo già pubblicato sul porto del granatello: nel testo le info