di Antonio Folle
Ci sono momenti in cui vedere certe immagini o assistere a certe scene fa più male del solito. Oggi noi napolitani ricordiamo quel 13 febbraio di 163 anni fa, quando la bandiera del nostro paese, aggredito dai barbari che poco dopo si sarebbero chiamati italiani, veniva ammainata per l’ultima volta sugli spalti di Gaeta. Messina e Civitella del Tronto avrebbero resistito ancora qualche settimana all’assedio dei piemontesi, ma il nostro destino era ormai segnato. Una giornata di riflessione – a Gaeta oggi quella bella bandiera bianca col giglio torna a garrire al vento – macchiata dal solito razzismo di quei fratelli d’Italia che proprio non riescono a civilizzarsi e che ancora oggi, nel 2024, continuano ad esibire con fierezza la loro ignoranza e la loro subcultura.
(Razzismo antimeridionale il vizietto che i fratelli d’Italia ormai fanno fatica a nascondere)
Domenica sera, in occasione della partita di serie A tra Milan e Napoli, nelle curve del San Siro sono apparsi due striscioni che lasciavano ben poco all’immaginazione: “Milan-Napoli, no alla tessera si al passaporto”. E poi ancora: “Com’è andato il viaggio stasera? Coda in frontiera?”. Goliardia da stadio? Manco per idea. A Milano sono razzisti dentro e ormai fanno sempre più fatica a nascondere questo orribile lato del loro essere. E non fa niente che gli stessi milanisti qualche settimana fa giustamente – e sottolineo giustamente – hanno fatto casino perchè quegli altri fenomeni dei tifosi dell’Udinese hanno insultato pesantemente il loro portiere con epiteti razzisti. Il razzismo del nord nei confronti del sud non si respira solo negli stadi, ma pervade ogni aspetto di questa società malata. Io stesso, non molte settimane fa, sono stato apostrofato con l’aggettivo di terrone e gentilmente “invitato” a tornarmene a lavorare al mio paese. Come se io non fossi italiano. Ma già, in questo paese sei italiano solo quando ci stanno da pagare le tasse.
E la lega di serie A, che pure tanto si era spesa per gli inqualificabili attacchi contro Maignan, muta. Eh già, hai visto mai che oggi in Italia è possibile mettere sullo stesso piano il razzismo contro gli stranieri (di colore) e quello contro i meridionali? – così il presidente del Movimento Neoborbonico Gennaro De Crescenzo – da quando nel 1860 è stata unita l’Italia e iniziarono gli studi folli e razzisti di Lombroso per dimostrare l’inferiorità dei meridionali. È un razzismo subdolo perché per le altre vittime si mobilitano media e politica. Qui invece nessuno dice e fa niente limitandosi magari a qualche multa ridicola o al silenzio. Ed è un fenomeno diffuso, vivo e consolidato e fa danni ben oltre gli stadi o magari i festival di Sanremo perché gli stessi meridionali spesso sono convinti di essere “inferiori” e di meritare meno diritti. E così al Nord in tanti sono convinti davvero di questo e tutto questo diventa un’unificazione fatta a vantaggio del Nord o un federalismo fiscale a vantaggio del Nord (oltre 800 i miliardi sottratti al Sud in circa 20 anni) o diventa Autonomia Differenziata con beffe e danni futuri”.
Per amore di carità e per evitare di sparare sulla Croce Rossa non citerò quell’altra fenomena di Pavia che ha accusato Geolier di aver rubato la vittoria alla serata dei duetti e di aver creato un “sistema” per fottere il sistema del televoto. E non farò nemmeno menzione del prete veneto che ha parlato di sistema mafioso. Certa gente si commenta da sola.
“Data significativa quella di oggi – ha commentato la consigliera regionale Maria Muscarà – questo tentativo barbaro di imporsi superiore va contrastato con lo sforzo di conoscere difendere quella vera superiorità culturale che ha caratterizzato Napoli Capitale e che oggi viene offesa non tanto da questi striscioni di poveri straccioni, ma dall’incuria e dalla svendita del nostro patrimonio paesaggistico, architettonico e culturale”. Parole, quelle dell’amica Muscarà, che devono far sicuramente riflettere. Ma io sono testardo e voglio ritornare ancora sugli striscioni di quei quattro deficienti dello stadio. La cosa che più fa incazzare, infatti, non sono gli striscioni. Ma il fatto che il 90% della gente che li ha esposti è di origine meridionale o, al massimo, meridionali di seconda e terza generazione. Carne maledetta e nemici del loro stesso sangue…
“Siamo abituati a questi attacchi – ha detto Salvatore Lanza, vicepresidente del Movimento Neoborbonico – ma finalmente il popolo napoletano e meridionale se ne sta accorgendo che siamo figli di due italie, e a breve con diritti diversi anche per legge. Oggi è il 13 febbraio, il nostro giorno della memoria per le vittime meridionali dell’Unità d’Italia, si fa ancora fatica ad accettarlo in questo Paese nato male, si nega ancora la verità, ed è per questo che dopo 163 anni, dal 1861 ancora ci trattano in questo modo! Dopo aver massacrato ed impoverito la gente del cosiddetto Sud”
(Razzismo antimeridionale il vizietto che i fratelli d’Italia ormai fanno fatica a nascondere)