Di seguito il virgolettato del prof. Gennaro De Crescenzo sulla questione Invalsi, che secondo dichiarazioni di media nazionali addirittura del Nord, sarà inserito nel curriculum degli studenti perchè al Sud ci sarebbero troppi 10 e lode e questo creerebbe un dislivello rispetto agli studenti del Nord.
(Invalsi. Giù le mani dagli studenti e dai docenti del Sud)
“Il governo sta pensando di introdurre i risultati delle prove Invalsi nel curriculum di ogni allievo per l’esame di stato. Potrebbe essere una scelta come tante ma secondo i quotidiani più diffusi (Repubblica e Corriere in testa) la decisione nasce per correggere la disparità di valutazione tra il Nord e il Sud visto che al Sud agli esami di stato sono più numerosi i 100 e le lodi ma sono più bassi i voti delle prove Invalsi. In sintesi, allora, il ministero parte da due tesi.
Secondo la prima tesi le prove Invalsi sono infallibili e al Sud i professori o imbrogliano o regalano i voti alti e le lodi. Per questa tesi vi suggeriamo la lettura di saggi e articoli di molti esperti di didattica e pedagogia (il grande Giorgio Israeli tra gli altri) molto critici verso quei criteri per loro poco oggettivi e che tra l’altro non tengono in alcun conto le situazioni di partenza dei ragazzi e il contesto in cui vivono: conterà qualcosa il fatto che in molte famiglie del Sud non ci siano soldi per acquistare libri o magari fare vacanze (magari all’estero) o per collegamenti veloci di internet o che al Sud le scuole spesso non facciano il tempo pieno, non abbiano laboratori o palestre adeguate o che, fin dalle scuole materne, i bambini siano a scuola in media un anno in meno? Ma invece di rimuovere problemi e ostacoli e, Costituzione alla mano, di pareggiare i diritti, si decide di evidenziare le differenze e, in sostanza, di puntare il dito su allievi e docenti. E qui siamo alla seconda tesi ancora più sconcertante se la linea fosse confermata.
Quei 100 e lode, per il governo, sarebbero “troppi” e “sospetti” (forse come tutto quello che succede di buono al Sud più o meno da 160 anni). Rendere pubblici i risultati Invalsi nel curriculum, allora, sarebbe una “contromisura” del governo “contro”, appunto, allievi e professori per “verificare se i dati degli esami di stato siano reali”. In sintesi: è una scelta offensiva e forse anche “discriminatoria” e illogica visto che (qualcuno avverta il ministero) i criteri per attribuire i 100 e le lodi sono legati alle valutazioni degli ultimi 3 anni (!) e i ragazzi arrivano al 100 e lode solo se per 3 anni hanno preso voti altissimi in tutte le materie e hanno avuto il massimo dei voti nelle 3 prove d’esame. Qualcuno sospetta, allora, errori o imbrogli nelle valutazioni di tanti docenti e per ben tre anni? È questa la stima e la riconoscenza dalle parti del ministero nei confronti di migliaia di docenti che ogni giorno lavorano tra mille ostacoli in territori che da troppo tempo (più o meno 160 anni) offrono ai propri ragazzi meno diritti di quelli che spetterebbero a tutti i cittadini italiani ed europei? Resta, infine, anche il mistero sui motivi per i quali i docenti meridionali al Sud siano scorretti e generosi e al Nord (ce ne sono tanti) siano invece corretti e severi (forse condizionati dal clima e dall’aria).
Approfitto dell’occasione per NON chiedere scusa e per NON pentirmi: in questi anni agli esami di Stato ho assegnato molti 100 e molte lodi a ragazzi meravigliosi che, nonostante tutto, erano, sono e saranno delle eccellenze meridionali, italiane ed europee”.
Gennaro De Crescenzo, Scampia, Napoli, Sud
(Invalsi. Giù le mani dagli studenti e dai docenti del Sud)