L’Indignato a cura di Giuseppe Giunto
Con queste parole, nel 1851 il giovane diplomatico britannico William Ewart Gladstone descrive con una lettera al Ministro degli Esteri di Londra, Lord Aberdeen, il Regno delle Due Sicilie. Riferendosi in particolare al sistema carcerario napoletano, dove Gladstone sosteneva di aver incontrato i membri della setta “Unità d’Italia”. Queste affermazioni, furono smentite sia da parte napoletana, sia da alcuni diplomatici tra cui l’ambasciatore francese Walewski, in un secondo momento.
Era l’inizio di una campagna di stampa, che avrebbe destabilizzato la politica italiana e quella europea: il termine ‘borbonico’ assumerà un significato dispregiativo che ancora oggi conserva. I detenuti politici napoletani, accusati dalla giustizia di aver tramato contro la monarchia, divennero dei martiri per la stampa inglese, sarà una battaglia dal sapore anti-borbonico. Il primo martire per la stampa inglese è Carlo Poerio, condannato a 24 anni di carcere poi ridotti a 10 che lo descriverà come: un uomo dal raro senso di umanità, e dalle condizioni di salute precarie. Analoghe attenzioni le ricevette un altro detenuto eccellente, Luigi Settembrini, si pensò addirittura di liberarlo, il primo ministro inglese Palmerston pensò ad una spedizione navale, non curante della sovranità Napoletana. Sarà lo stesso Settembrini, anni dopo ad ammettere che in carcere gli furono garantite diverse comodità, cui caffè, giornali, libri sicuramente non si poteva dire la stessa cosa per le carceri inglesi, e Piemontesi, ma andiamo avanti. Persuadere l’opinione pubblica internazionale è indispensabile per una guerra esterna e interna. Non importa se si tratti di verità o di menzogne.
Paolo Mencacci ricordava nelle sue memorie che dal 1851 al 1854, su 42 condanne a morte, 19 furono tramutate da Ferdinando II in ergastolo, 11 ridotte a 30 anni, 12 in pene minori. Nessuna esecuzione. Nello stesso periodo Ferdinando II graziava 2713 condannati per reati politici e 7181 per altri reati. L’opposto di quanto accadeva nel Piemonte sabaudo dove, dal 1851 al 1855, venivano eseguite ben 113 esecuzioni capitali. Un Deputato piemontese tale Angelo Brofferio affermò che “i progressi della morte aumentano” nel regno dei Savoia. Gladstone nel 1888 ammetterà per iscritto con delle lettere indirizzate ad Aberdeen, di non aver mai visitato un carcere napoletano, e di aver mentito su imbasciata del primo ministro inglese Palmerston. Il ministro degli esteri di Londra, lord Malmesbury, scriverà nelle sue memorie che: Poerio (liberato nel frattempo) godeva di condizioni di salute fin troppo ottimali per aver subito i trattamenti descritti dalla stampa. l’Esule liberale Ferdinando Petrucelli della Gattina dipinse Carlo Poerio, “capo della consorteria napoletana”, come un bluff dei liberali unitari: Poerio è un’invenzione convenzionale della stampa anglo-francese. Quando noi agitavamo l’Europa e la incitavamo contro i Borbone di Napoli, avevamo bisogno di personificare la negazione di questa orrida dinastia, avevamo bisogno di presentare ogni mattina ai credenti reggitori d’una Europa libera una vittima palpabile, visibile, che quell’orco di Ferdinando divorava a ogni pasto.
Inventammo allora Poerio. Ovviamente queste confessioni sono venute fuori dopo, come volersi lavare la coscienza. Fu lapolitica estera di Ferdinando II non accondiscendente sulla questione degli zolfi, che portò allo scontro tra Londra e Napoli. Nel 1836, Ferdinando II decise di affidare alla compagnia francese Taix e Aycard di Marsiglia agevolazioni per la vendita degli zolfi. La società francese offriva il doppio del prezzo pagato dagli inglesi, che acquistavano gli zolfi (utili per la soda artificiale, l’acido solforico e la polvere da sparo) ad un prezzo irrisorio, salvo rivenderlo a cifre assai maggiori ed in condizioni monopolistiche. Si trattava di uno strappo al Trattato di Commercio stipulato tra Londra e Napoli nel 1816, che prevedeva una reciproca applicazione della clausola della ‘nazione più favorita’. Nel 1840 Palmerston inviò come protesta “diplomatica” la flotta al largo di Napoli, pronta a cannoneggiare, un metodo tutto inglese. Con la mediazione francese si convinse Ferdinando II a non aprire il fuoco contro l’amico-nemico, la sua resa però lo costrinse ad un doppio indennizzo: all’Inghilterra, per la violazione del trattato, ed alla Francia che perdeva un contratto.
Fonti: La nazione napoletana, Terroni di PIno Aprile, e i vinti del Risorgimento
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