Di Davide Brandi
Se vi trovate a passare dalla zona di piazza del Carmine e di piazza Mercato o ancora dal Rettifilo a Napoli, fate una piccola deviazione dint’ ô Lavinaio, esattamente a Vico delle Ferze, a pochi passi anche da quella che fu la casa di Masaniello, e qui ci troverete una lapide. Certo non è un gran bello spettacolo, perché quella lapide installata dal Comune di Napoli il 16 aprile 1999, è posizionata sotto di un condizionatore, tra tubature dell’acqua, fili vari e su di un muro tutto sgarrupato.
(120 anni fa moriva uno dei più grandi autori in Lingua Napoletana Vincenzo Russo)
Nato il 16 marzo del 1876 proprio al Lavinaio e da un’umile e numerosa famiglia (era il primo dei figli), alla prematura morte del padre che esercitava il mestiere di solachianiello (ciabattino) e che lui già da ragazzino aiutava anziché andare a scuola, dovette trovare lavoro come operaio in una fabbrica di guanti ma, desideroso di “imparare”, frequento le scuole serali. Un giovanotto gracile, cagionevole e malaticcio ma dotato di una profonda sensibilità, si innamorò di una certa Enrichetta Marchese, figlia di un gioielliere e per questa differenza di classe sociale, l’amore non sarebbe stato mai corrisposto ma restò solo nel cuore di Vincenzo e tale sentimento servì a fargli scrive versi memorabili che sono rimasti nella storia.
L’incontro con il compositore Eduardo Di Capua (il compositore tra tante altre musiche di ‘O Sole mio) poi, fece sì che dai due nascessero veri e propri capolavori del repertorio classico napoletano che poi faranno il giro del mondo e verranno cantate anche da interpreti stranieri. Una di queste, “Maria, marì” (1899, Di Capua/Russo) è stata scelta dalla Walt Disney quale musica da inserire nel cartone animato “Tom & Gerry” allorquando sbarcano a Napoli.
Di Russo ricordiamo inoltre “I’ te vurria vasà” (1900, Di Capua/Russo), “Torna maggio” (1900, Di Capia/Russo). Queste melodie sono state cantate dai più grandi interpreti, da Enrico Caruso a Tito Schipa, da Giuseppe Di Stefano a Beniamino Gigli, da Tullio Pane a Bruno Venturini, da Sergio Bruni a Roberto Murolo, da Mario Abbate a Giacomo Rondinella, da Claudio Villa a Mirna Doris ed in tempi più moderni da José Carreras a Luciano Pavarotti, da Andrea Bocelli a Mina e da Massimo Ranieri a Lina Sastri…
Ricordiamo inoltre: “’A serenata d’ ‘e rrose” (1899, Di Capua/Russo), “Canzona Bella” (1904, Di Capua/Russo), “Faciteme felice” (1904, E.De Curtis/Russo), “Nuttata a mare” (1900, Di Capua/Russo), “Serenata palazzola”, “Chitarrata”, “Nterra Pusilleco” “Tutto è fernuto! L’urdema canzona mia” (1904, Di Capua/Russo) “Fronne ‘e rose”, “Marenà, marenà”, “Si tu turnasse”, (1904, Di Capua/Russo), una vera e propria carezza all’anima.
Vincenzo Russo morirà di tubercolosi l’11 giugno 1904, a soli 28 anni. Viene subito da pensare e con un po’ di rimpianto e di tristezza, a quanti altri capolavori avrebbe potuto scrivere un’anima così profonda. Oggi, per omaggiarlo, oltre a recitare una preghiera, possiamo ascoltare (ad occhi chiusi ed in solitudine) una delle sue canzoni.
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