Che l’homo sapiens abbia intrapreso il cammino sulla parabola discendente verso l’estinzione, appare quasi come un dato di fatto, quasi scientifico. Del resto, non occorre un gran ragionamento né tirare in ballo le profezie dei grandi pensatori del passato per giungere a tale “triste” conclusione. Certo, non sarà né oggi né domani perché la discesa è lunga e potrebbe durare cento, mille, diecimila o un milione di anni…ma la strada è solcata e l’estinzione, prima dello spegnimento del Sole (tra 5 miliardi di anni) è un dato scientifico più che certo.
La lunghissima storia della Terra, ci insegna che le specie predominanti hanno avuto un inizio ed una fine, alternandosi sulla cima della scala evolutiva e, se ora vi il sapiens, certamente non ci starà per sempre, ma sarà destinato ad implodere su sé stesso, sulla stessa forza distruttiva che egli stesso produce, in tutte le forme che conosciamo.
La scena di ieri domenica 16 giugno 2024, (che avviene a Napoli ma è comune a qualsiasi città, piccola o grande del mondo), mi ha portato alla mente dei lontani studi di economia e più precisamente alla “PIRAMIDE dei BISOGNI di MASLOW”, teorizzata e basata, nel 1954, dallo psicologo statunitense su una scala di bisogni e motivazioni dell’essere umano, dove alla base ci sono i bisogni “primari o fisiologici” (respirare, mangiare, dormire…) e man mano che si sale, si incontra il bisogno della “sicurezza” (una casa, la salute, il lavoro, ecc.), dell’ “appartenenza” (gli affetti, l’amore e l’amare in genere, ecc.), di “stima” (l’autostima, il rispetto per se e verso gli altri, la voglia di scoperta, di studio, del sapere, ecc.) ed infine, al vertice, il bisogno di “autorealizzazione” (la moralità, la creatività, l’assenza di pregiudizi, ecc.).
Peccato che, negli anni successivi, quel concetto piramidale sia stato stravolto dalle crudeli leggi del mercato, dove il sapiens perde l’essenza di individuo vivente e pensante. Qualcun altro si impadronisce dei suoi bisogni, li plasma, li modella, ma soprattutto li controlla rendendolo consumatore sottomesso alle precise strategie delle multinazionali. Tutti sono comandati da fili invisibili. Tutti collocati in una fila. Tutti sofferenti ma ordinati e silenti in attesa del meritato premio. Tutti con in mano il proprio smartphone e con la mente persa a navigare sui social network. Nessuno pensa oltre. Il pensiero non è libero e non si sviluppa, non progredisce ma è manipolato, non mira ad evolversi ma è schiavo, non sale di livello nella piramide dei bisogni e delle motivazioni e il senso dell’esistenza resta ancorato alla base. Il tempo, la vita scivolano giù, cadono da quella parabola discendente velati dal peccato di ignavia.
Piazza del Municipio, Napoli. Ore 11,15. Sole cocente che rende la temperatura ancor più cocente infuocando le “pietre” della piazza (come erano belle quelle fontane zampillanti, i giardinetti e quegli alberi che oltre a donar decoro urbano, donavano un po’ di frescura). Fila infinita di gente: turisti, napoletani, madri con passeggini, donne e uomini di ogni età. Ognuno attende il proprio turno per ricevere il gelato (gratuito) offerto nello stand della Nutella! Molti, dopo estenuante attesa, escono finalmente soddisfatti. Col sorriso stampato e con la coppetta gelato in mano. Qualcuno, dopo aver divorato il gelato, lascia coppetta e stecchetto a terra (del resto i pochi cestini del Comune, già sono stracolmi da ore). Qualcun altro, più eccitato, li lancia tra le feritoie del nuovo sottopasso che conduce alla stazione della Metro1, proprio lì, dove c’è l’area archeologica con l’antico porto romano e le fortificazioni medioevali adiacenti il Maschio Angioino (ma forse loro, ne ignorano persino l’esistenza così come ignorano la storia, del resto, lo stesso Castello la domenica mattina è chiuso e non è visitabile!). Altri ancora, col gelato in mano, si fanno selfie con alle spalle quel “capolavoro” d’arte moderna che è la Venere delle “mappine (scusate l’esternazione, ma è il nome più naturale che mi viene, tra l’altro, mappine che oramai sono cotte e scambiate col calore del sole e sono visibilmente ricoperte di smog e polvere).
E pensare che lì, proprio a pochi metri c’è la Stazione Marittima dove c’è il Salone del Libro e dell’Editoria intitolato “Napoli Città Libro”, dove si celebra la cultura, la lettura, il pensiero, la carta anziché il web, anche se, e dispiace dirlo, pure in quel mondo oramai si esalta e si celebra il nome di grandi personaggi (autori di scarne e ridicole operette) piuttosto che dei contenuti, ma questo è un altro argomento (anche lì però entrano le dure leggi del mercato). E ancora, pensare che lì, nella stessa piazza, da poco è stato riaperto uno dei monumenti storici che raccontano un lungo pezzo della città: la Chiesa di S. Giacomo degli Spagnoli, dove, tra le tante meraviglie, si può ammirare il sepolcro di Don Pedro de Toledo. Ma anche questo ignorano, perché si avvicinano due turiste, due ragazze di poco più una ventina di anni e mi chiedono come raggiungere la Pignasecca. Io felice, do loro le indicazioni pensando chissà a cosa, ma loro mi dicono che vanno lì per farsi fare il selfie dal famoso Tiktoker che fa i panini. Poi sento altri turisti. Distinguo subito l’accento, sono emiliani. Discutono tra loro sul programma della mattina: prima il murales di Maradona ai Quartieri Spagnoli e poi altra fila per andar a mangiare da Nennella!
Ma forse, prima della totale estinzione umana, potremmo assistere ad una più immediata dicotomia del genere Homo: l’homo dominantus (una piccolissima minoranza rappresentata dei “padroni” del mondo e dai loro fedeli “nocchieri” piazzati ai governi degli Stati) e l’homo cannarutus, pronto già dal prossimo spot, ad una nuova interminabile fila per la multinazionale di turno.
P.s. = CANNARUTO in napoletano è l’uomo goloso, bramoso. Quello che al primo posto mette il proprio bisogno primario di soddisfare la gola. Nella piramide di Maslow sta alla base e NON evolve.
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