Home Attualità Anna Di Vito intervista il Colonnello Calcagni: dall’Uranio impoverito…”io non mi fermo!”

Anna Di Vito intervista il Colonnello Calcagni: dall’Uranio impoverito…”io non mi fermo!”

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Rilanciamo su richiesta l’Intervista di Anna Di Vito al Colonnello Calcagni

Perché questi due convegni?

Si tratta di due eventi a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, il che già dovrebbe essere emblematico del mio carattere forte e determinato e del mio “Mai Arrendermi”, non un semplice motto, ma un vero e proprio stile di vita. Nonostante la mia patologia multiorgano, cronica, degenerativa ed irreversibile, io non mi fermo: la malattia mi ha distrutto, ma non mi ha sconfitto.
Non mi abbatto, non mollo, pur tra mille difficoltà quotidiane, pesanti ed oggettive.
Agli occhi di chi osserva le mie imprese e segue la mia vita, può sembrare che sia tutto facile, ma vi posso assicurare che ho sviluppato una dote di resistenza non indifferente che fa “apparire” semplice tutto quello che faccio, dove “semplice” per me vuol dire farlo con “naturalezza”.
Non è soltanto resilienza, termine di cui si abusa, soprattutto, dopo l’esperienza della pandemia da COVID 19, ma la mia è fondamentalmente resistenza: io esisto perché (r)esisto. Non vince il più forte, ma chi resiste! Diciamo che le mie missioni di un tempo, quando sorvolavo per incarichi a scopo umanitario, per difendere la pace e tutelare l’incolumità di civili e militari, oggi sono state sostituite da missioni di evangelizzazione delle comunità civili, scolastiche e non. I due convegni, soprattutto il primo nella Sala Protomoteca del Campidoglio, trovano la loro motivazione nel forte desiderio di professare la vera verità dei fatti, costi quel che costi, perché ad altri non accada quello che è accaduto a me, affinché l’attenzione di tutti sia finalmente rivolta al tema di un “nemico invisibile” che ha nome e cognome, Uranio Impoverito, ma che non si può nemmeno nominare anche se esiste e continua a mietere, ancora oggi, vittime. Lo faccio per tutti coloro che non hanno più la possibilità di denunciare, perché hanno pagato con il prezzo altissimo della vita l’espletamento del proprio dovere, per chi non ha il coraggio di denunciare e per le nostre famiglie che assistono impotenti alle sofferenze che quotidianamente ci fanno compagnia. D’altro canto, la favola “Delfino”, che presenterò a Nocera Inferiore (SA), promuove il mio stile di vita e contiene, seppure in un linguaggio semplice, la profondità di messaggi, valori ed ideali da riscoprire, da 0 a 99 anni ed oltre, benché sia stata scritta pensando ai bambini, alla loro purezza e spontaneità, alla loro voglia di vivere e di apprezzare anche le piccole grandi cose. Dovremmo riscoprire tutti il fanciullino di pascoliana memoria che è dentro di noi e che deve indurre ad apprezzare il bello, sempre e comunque, anche nelle piccole cose che spesso si danno per scontate, nonostante le difficoltà e le sfide quotidiane.

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Chi sarà presente?
Matteo Demicheli ha intervistato per Radio Roma nella Rubrica A Viso Scoperto Il Colonnello dell’Esercito del Ruolo d’Onore Carlo Calcagni, la Fisica Scienziata Dott.ssa Antonietta Gatti, la Giornalista Investigativa Anna Di Vito (Ripley). Si è parlato degli eventi che tratteranno queste tematiche con protagonisti i professionisti in studio ed altri relatori elencati di seguito. Si è parlato dell’Interrogazione Parlamentare dei Verdi, presentata dall’Onorevole Franco Mari e di cui tratteremo in uno dei due eventi con Tonino Scala. Gli altri protagonisti saranno intervistati successivamente in altre rubriche da Anna Di Vito e C. e da Francesco Capo di Camelot di Radio Roma e L’Identitario – Quotidiano Indipendente. Tra i vari protagonisti dei due eventi: Elisabetta Trenta, Mariano Amici, Gerardo Torre, Tonino Scala, Luigi Gravagnuolo, Ezio Bonanni, Fabio Filomeni e molti altri. L’evento di Roma, il 28 giugno alle ore 16.45, in Sala Promoteca del Campidoglio è organizzato da Paola Vegliantei di Accademia della Legalità. L’evento di Nocera Inferiore (SA) il 4 luglio alle ore 19:00, alla Mondadori Bookstore, da Anna Di Vito (Ripley Free) giornalista Investigativa dell’Ordine Giornalisti Campania.

Di cosa si parlerà?
Come ho già anticipato, nel convegno del 28 giugno, il tema centrale sarà l’approfondimento sul tema dell’uranio impoverito attraverso la mia testimonianza di vita. Accanto a me avrò il piacere e l’onore di avere la dott.ssa Elisabetta Trenta, già Ministro della Difesa, con cui ho avuto l’onore ed il privilegio di collaborare in un tavolo tecnico istituito, con decreto ministeriale, proprio sull’uranio impoverito, i cui risultati sono caduti presto nel dimenticatoio.
Inoltre sarà l’occasione per divulgare l’interrogazione parlamentare dell’Onorevole Mari, che chiede puntuali risposte a chi di dovere per accertare lo stato dei fatti, quello che è stato e soprattutto le intenzioni per il futuro, con lo scopo di conoscere le eventuali azioni di tutela che il Governo intende attuare nei confronti di chi ha subito conseguenze indelebili nell’espletamento del proprio dovere. Conseguenze pesanti, che hanno privato molti della vita, lasciando le famiglie nello sconforto e nella disperazione oppure, come nel mio caso, hanno prodotto patologie croniche ed irreversibili.


Il libro Delfino che presenta nell’evento di Nocera Inferiore di cosa narra?
“Delfino” narra le vicende del piccolo mammifero e dei suoi amici marini, che intraprendono un giorno un viaggio alla ricerca della felicità. Senza voler svelare troppo, posso affermare che è una favola adatta a tutti, da 0 a 99 anni ed oltre, capace di far riflettere sui valori importanti della vita, di emozionare, di suscitare riflessioni intense sul senso della vita. “Delfino” invita a fermarsi, nella frenesia delle nostre giornate, ed a riflettere sulle priorità, con la consapevolezza che la felicità sia un obiettivo da perseguire sempre ed a qualunque età, perché non si è mai troppo grandi per sognare e realizzare i propri sogni.
I sogni, che spesso restano chiusi nel cassetto, meritano di diventare, con impegno, tenacia e determinazione, una concreta realtà.

Perché ha scelto il Delfino come metafora della resilienza?
“Delfino” non ha paura di niente e di nessuno.
Non teme gli squali e le profondità degli abissi. Resiste ai venti di burrasca, in attesa del mare di bonaccia, per poter regalare le sue acrobazie aeree a quanti lo vogliono ammirare, gratuitamente, senza aspettarsi nulla in cambio. Crede nel potere salvifico del gruppo, nello spirito di condivisione, nella collaborazione, nella solidarietà. Nuota in branco, sempre pronto a tendere una pinna a chi è in difficoltà. Io sono “Delfino”, perché mi identifico nel suo stile di vita e nella sua caparbia determinazione, tendo sempre una mano ai più deboli e li affianco per difenderli dagli squali, sempre pronti ad attaccare i più fragili, e vivo nella consapevolezza del “dono”, quello meraviglioso della vita che abbiamo ricevuto gratuitamente alla nascita e che rivivo ogni mattina che rivedo una nuova alba.


È vero che ha conseguito altre due lauree ultimamente?
In realtà ho già due lauree, una in Scienze Giuridiche di Diritto Internazionale, con specializzazione in Gestione delle Risorse Umane, ed una in Sociologia. Ma non si finisce mai di studiare. La mia sete di conoscenza non è mai appagata ed è per questo che ho appena conseguito due Master: uno presso l’Università della Calabria in “Medicina e Sport” ed uno presso l’Università di Perugia in “Management dello Sport e delle Attività Motorie”.
È eccezionale il semplice fatto che abbia sostenuto la discussione dei due Master a distanza di una settimana, incastrando il tutto tra le tante imprese sportive alle quali ho partecipato e vinto, in una vita oggettivamente complicata dalle terapie quotidiane che scandiscono il ritmo delle mie giornate. Sono convinto, come amo spesso ribadire ai ragazzi che incontro nelle scuole di ogni parte d’Italia, che la cultura renda liberi, permettendo davvero di non essere schiavi del sistema, di sviluppare un pensiero critico, di diventare cittadini responsabili, attivi, consapevoli. Forse questo mio desiderio di conoscenza è anche un modo per non arrendermi, mai, per una sorta di riscatto sociale e personale. I miei punti di arrivo sono sempre, tutti, nuovi punti di partenza, per nuovi traguardi.
Inoltre, è per me un modo per onorare mio padre e l’educazione da lui ricevuta.
Da adulto, emigrante in Germania, ha lottato strenuamente per conquistare un’indipendenza economica e garantire un futuro stabile per la sua famiglia, anche attraverso lo studio ed il conseguimento di ben due diplomi, di cui è orgogliosamente e giustamente fiero e che gli hanno poi permesso di costruire tutto ciò che oggi ha realizzato. In più, studiare per me non è mai un sacrificio, come non lo è stato il corso per diventare pilota di elicotteri ed istruttore di volo, rispetto ai sacrifici, veri e pesanti, ai quali ero abituato, per il senso del dovere e della responsabilità che mi è stato inculcato, sin da bambino, dai miei genitori.

Ci elenca le ultime gare che ha vinto?
Sono talmente tante le vittorie che devo concentrarmi e non è una battuta. Ultimamente non mi sono mai fermato: sopravvivo grazie alle quotidiane terapie, ma vivo di sfide e grazie allo sport! Ho iniziato con 6 medaglie d’oro, partecipando al World Para Athletics Grand Prix di Jesolo 2024, svoltosi dal 22 al 24 marzo presso lo stadio Armando Picchi, dove, in contemporanea alla prima edizione del Campionato Mondiale Militare di Atletica paralimpica, organizzato dallo Stato Maggiore della Difesa con la collaborazione della Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali (FISPES), sotto l’egida del Consiglio Internazionale dello Sport Militare (CISM), si è svolto il World Para Athletics Grand Prix – Italian Open Championships. È stato il mio debutto ufficiale nell’atletica paralimpica, in campo Internazionale, con la maglia del GSPD (Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa), con l’obiettivo di indossare la maglia della Nazionale. Infatti, dopo aver vinto 3 medaglie d’oro per il Gran Prix Internazionale e 3 medaglie d’oro per il Campionato del Mondo Militare, nei 100, 200 e 400 metri, cat. T72, sono stato convocato in Nazionale per rappresentare l’Italia ai Campionati del Mondo di Atletica Paralimpica a Kobe 2024, in Giappone, dove il 17 maggio scorso, ho conquistato una medaglia d’oro con il frame runner, uno speciale deambulatore che permette a chi come me soffre di perdita di equilibrio a causa del parkinsonismo di gareggiare, un ausilio che sostiene la corsa e mi permette di ridurre le criticità e rovinose cadute. In Giappone ho anche stabilito un nuovo record mondiale, che io stesso ho sbriciolato nei giorni successivi gareggiando nel Campionato Regionale della Puglia, organizzato dal CONI LECCE. Ho partecipato alla Mezza Maratona degli Eroi Invictus in Romania, dove sono stato acclamato come un eroe dopo aver vinto la medaglia d’oro nella gara podistica che ha visto alla partenzaoltre mille partecipanti.
Infine, sono appena tornato da Catania, dove ho partecipato ai Campionati del Mondo dello Sport d’Impresa, organizzati da CSAIn: 41 Nazioni presenti con più di 4000 atleti.
Sono rientrato con ben 8 medaglie d’oro!
Ma per me le medaglie più belle, e lo dico con molta umiltà, sono la stima, l’ammirazione, l’apprezzamento delle persone che incontro quotidianamente e che mi danno testimonianza di essere per loro un faro nella tempesta, in grado di illuminare anche i percorsi di vita più bui ed accidentati.
Le persone che incontro mi ringraziano, mi stimano, mi apprezzano.
Ma sono io che ringrazio loro, perché mi trasmettono linfa vitale che mi permette di superare i comprensibili momenti di sconforto che anche io vivo.
Non crediate che io sia un supereroe. Sono un Uomo, con tutte le sue umane fragilità, ma con una tenacia, una determinazione, una forza di volontà ed una fede fuori dal comune. Sono un Uomo e come tale anche a me serve il sostegno ed il supporto dell’altro.

Progetti futuri?
Sempre perché non mi fermo, mai, sabato e domenica (29 e 30 giugno 2024) rappresenterò il GSPD (Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa), a Brescia, dove correrò i 100, 200 e 400, alla ricerca di nuovi primati con il frame runner.
Non mi interessa vincere, la sfida è sempre con me stesso e per me è già una vittoria “essere presente”. Solo così mi sento vivo e torno a volare, come quando da elicotterista solcavo i cieli azzurri, nell’immensità.
Ora ho sostituito le pale dell’elicottero con le pedivelle del mio triciclo volante o con le mie gambe che volano sui percorsi, sorde alla fatica e mi permettono davvero di volare ancora. Non crediate che per me sia stato semplice accettare di gareggiare con il triciclo o con il supporto del deambulatore.
Inizialmente è stata per me fonte di depressione, disorientamento, smarrimento.
Ma poi, grazie ad un carattere forte e caparbio, forgiato dai sacrifici di una vita, mi sono rimboccato le maniche e mi sono rialzato dal buco nero nel quale ero sprofondato ed ho ricominciato a vivere.
Avrei potuto scegliere di abbandonarmi al dolore e allo sconforto. Avrei potuto scegliere di rimanere allettato, a piangermi addosso, imbottito di psicofarmaci ed antidepressivi.
Invece ho preso il mio cuore, fatto a pezzi dalle ingiustizie della vita ed il mio corpo martoriato dalla malattia ed ho ricucito i pezzi. Ed eccomi qui, pronto a raggiungere nuovi entusiasmanti traguardi.
Mi dispiace non poter partecipare alle
Paralimpiadi di Parigi 2024.
La disciplina per la quale sono classificato, frame runner T72, è relativamente giovane e pertanto sarà presente alle Paralimpiadi di “Los Angeles 2028”, una motivazione in più per (r)esistere ancora: mi sto già allenando puntando a “Los Angeles 2028”.
Bisogna sempre trovare il lato positivo in ogni cosa e vedere il bicchiere mezzo pieno.
MAI ARRENDERSI!

È vero che c’è qualcuno che mette in dubbio la sua malattia? Perché secondo lei?
Purtroppo sì. Sono costretto, oltre a tutto il resto, a combattere contro l’ignoranza e la disinformazione e contro chi la disinformazione la costruisce con documenti in cui si dichiara il falso, per voler essere buoni. Altrimenti dovrei parlare di boicottaggio nei confronti della mia persona, che viene sempre messa in un angolo, abbandonata, dimenticata, dai media, dal sistema, da chi dovrebbe considerarmi una risorsa, un esempio tangibile e credibile, un modello di resistenza per le imprese che compio e per i valori che incarno e diffondo, anche e soprattutto in ambito sportivo.
Lo sport, così come si professa a destra e a manca, dovrebbe essere strumento di inclusione ed aggregazione.
Io posso invece testimoniare, sulla mia pelle, il peso dell’esclusione e dell’indifferenza.
Sono invisibile, trasparente, inesistente. Probabilmente, perché mi chiamo Carlo Calcagni e sono scomodo ai più, poiché testimone vivente delle verità nascoste.
Scherzando, ogni tanto affermo di essere propenso a cambiare nome e cognome, solo per vedere l’effetto che fa!

Chi è turbato di più da Lei, le istituzioni, i partiti, il pubblico o il mondo militare?
Beh, tutti, tranne il “popolo”, per svariate ragioni.
“Apriti sesamo” è una formula magica che viene utilizzata nella celebre fiaba di Alì Babà e i quaranta ladroni: una frase che serve per aprire l’ingresso di una caverna in cui i banditi custodiscono un tesoro.
Al contrario, basta nominare “Carlo Calcagni” per far chiudere o sbattere in faccia tutte le porte! Non è semplice creare varchi di comunicazione. Ho ripetutamente scritto a chi di dovere. Mail su mail, inviate a pec istituzionali, vertici militari e politici, e che risultano regolarmente lette, ma alle quali non è mai seguita una sola risposta.
Indifferenza totale!
Ignoro il perché. Posso solo provare a dedurne le motivazioni.
Io ho avuto il coraggio, soprattutto morale, di denunciare, perché era giusto farlo, e ne pago oggi il prezzo.
Sono stato anche privato persino dell’Uniforme, che per un soldato è cucita sulla pelle.
E infatti, la mia Uniforme è cucita nella mia anima, in maniera indelebile e, come amo ripetere ai più giovani, non serve una divisa per fare il proprio dovere.
Io continuo a fare del mio meglio, a motivare, supportare, ispirare ed incoraggiare, grazie alle mie imprese ed al mio vivere quotidiano.
Sempre orgoglioso di aver servito la Patria ed aver onorato il Tricolore, in ogni occasione, ricevendo elogi ed encomi a livello nazionale ed internazionale.
Sempre pronto a servire di nuovo la Patria ed il Tricolore, perché rispetto le Istituzioni e, nonostante tutto, ho fiducia, ancora, nelle persone che ne hanno competenza perché possano ristabilire la vera verità dei fatti.
Non solo per me, ma per tutti gli altri che, come me o peggio di me, hanno pagato un prezzo altissimo nell’espletamento del proprio dovere e, soprattutto per le nostre famiglie che meritano rispetto e risposte!

Anna Di Vito (Ripley Free) Giornalista Investigativa dell’ Odg Campania 

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