Rubrica: L’Indipendentista a cura di Stefano Bouchè
Il disegno di legge Calderoli sull’Autonomia Differenziata ha sollevato un intenso dibattito in Italia, con particolare attenzione alle implicazioni per il Meridione. Il Movimento dei Lupi del Sud ha esortato più spesso i rappresentanti politici meridionali a non rispondere con un semplice “no” a questa proposta, ma a considerare attentamente le sue potenziali implicazioni. L’opposizione passiva all’Autonomia Differenziata rischia di perpetuare l’immagine del Meridione come una “colonia interna” dipendente e lamentosa. Tale percezione, infatti, rafforza la retorica del Nord come regione produttiva e capace di autosostenersi senza il bisogno di ulteriori risorse. La ormai passata Legge Calderoli, per chi non lo avesse ancora capito, ha proposto (ed è stata accettata) di attribuire alle Regioni nuove competenze senza alcun incremento di risorse (inutile prendersi in giro), confidando nelle capacità gestionali delle regioni del Nord.
(Autonomia Differenziata: Opportunità o Minaccia per il Meridione?)
Tuttavia, è cruciale comprendere come il governo NON intenda finanziare i Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), necessari per garantire i diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale, proseguendo difatti con la spesa storica – altro furto ai danni del Sud -. Sarebbe bello fare una scommessa con chi crede che questo governo riuscirà a trovare i Lep e stanziare i fondi adeguati. Attuare i LEP è essenziale per superare l’attuale sistema di spesa storica che ha favorito il Nord a scapito del Sud. Senza un’allocazione equa delle risorse, l’Autonomia Differenziata sicuramente rafforzerà le disparità esistenti. La questione centrale rimane la necessità di trattare e negoziare i termini dell’Autonomia Differenziata, piuttosto che respingerla a priori. Solo così si potrà evitare che il Meridione resti bloccato in un sistema di unità differenziata che perpetua le disuguaglianze.
Stefano Bouché
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