Home Attualità Sud: l’autonomia potrebbe costare il 18% del Pil

Sud: l’autonomia potrebbe costare il 18% del Pil

BCC

Il disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata, volto a concedere maggiore autonomia soprattutto alle Regioni del Nord, rischia di creare più problemi di quelli che ‘intende’ risolvere: nonostante il tentativo di non sottrarre risorse alle altre regioni (ufficialmente), il costo dell’attuazione ricadrebbe inevitabilmente sullo Stato centrale, in una misura insostenibile. Secondo uno studio pubblicato sul sito dell’osservatorio dei Conti pubblici dell’Università Cattolica: “Autonomia differenziata, un progetto dannoso e probabilmente inattuabile”.
La riforma sembra concepita per essere inattuabile senza compromessi che peggiorerebbero l’attuale sistema di federalismo italiano, già deresponsabilizzato e opaco. Il progetto di autonomia differenziata è quindi giudicato non solo dannoso, ma anche improbabile da realizzare.
(Sud: l’autonomia potrebbe costare il 18% del Pil)

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Il ddl Calderoli, infatti, non affronta le principali criticità del federalismo italiano: la mancanza di risorse proprie per le Regioni, la confusione nelle competenze tra Stato e Regioni, e l’opacità nella distribuzione delle risorse. Invece di migliorare la situazione, rischia di accentuare la deresponsabilizzazione delle Regioni, che spendono senza avere la responsabilità del bilancio, demandata allo Stato centrale. Per risolvere tali problemi, sarebbe necessario definire chiaramente le risorse proprie delle Regioni, stabilire regole trasparenti per un fondo perequativo e ridurre le aree di competenza concorrente. Tuttavia, nulla di tutto ciò è presente nel ddl Calderoli, che si limita a complicare ulteriormente la situazione.
Se le regioni del Centro-Nord trattenessero – secondo lo studio – tutte le risorse al loro interno, il Sud vedrebbe un calo del 18% del Pil. Questa è la previsione nei prossimi anni con l’attuazione dell’Autonomia differenziata.

Le revisioni apportate al Senato non risolvono le critiche iniziali, mantenendo ambiguità sui finanziamenti e il ruolo dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP). Inoltre, la procedura prevista taglia fuori il Parlamento, riducendo il suo ruolo a mero atto di indirizzo, e delega eccessivi poteri al Presidente del Consiglio. In conclusione, il ddl Calderoli rappresenta un vicolo cieco politico e istituzionale, incapace di fornire una soluzione sostenibile ai problemi del federalismo italiano e destinato, con molta probabilità, a rimanere inattuabile.

Il solo dato negativo dello studio, a detta del prof. Angelo Vaccariello, riguarda la chiave di lettura su un Sud che non produrrebbe reddito: “Vista in una chiave molto leghista – spiega Vaccariello in un video – Il Sud vivrebbe al di sopra delle sue possibilità. Secondo lo studio infatti ci sarebbero solo i trasferimenti dal Nord. Un peccato che una ricerca veramente interessante si possa in questi luoghi comuni, con l’Idea che passa come al solito, che sarebbe il Nord a finanziare il Sud e non lo Stato: si tratta di un’idea secessionista perchè vedrebbe il Nord come un territorio a parte. I professori universitari dovrebbero essere equidistanti. L’articolista poi continua dicendo che il Sud deve aiutarsi da solo in quanto parte più povera del Paese. A questo punto – conclude Vaccariello – dovremmo spiegare le ragioni storiche che hanno portato il Sud a questo punto, dobbiamo spiegare per quale motivo il Nord è industrializzato ed il sud no! Mentre l’articolista questo non lo vede.

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