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Uno studio riporta che una possibile Scissione dell’Italia porterebbe il PIL del Sud al nono posto in Europa

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Rubrica l’Indipendentista a cura di Stefano Bouchè
La discussione sulla possibile scissione dell’Italia in tre regioni indipendenti – Nord, Centro e Sud – solleva questioni complesse riguardanti l’economia e il futuro delle aree coinvolte. Sebbene questa sia una speculazione teorica, i dati forniti offrono una base per analizzare il potenziale impatto economico di tale divisione, con un focus particolare sulla situazione del Sud Italia.

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PIL e Redistribuzione Economica
Attualmente, il Nord Italia detiene una quota sproporzionata del PIL italiano, in parte dovuta alla concentrazione di sedi fiscali di grandi aziende. In un’ipotetica scissione, si stima che il Sud Italia acquisirebbe circa 140,4 miliardi di euro di PIL, precedentemente contabilizzati altrove, portando il PIL del Sud a 524 miliardi di euro.

Questo dopo un’attenta analisi di studi riportati su Quora al seguente link

La fattispecie così descritta non solo rappresenterebbe un aumento significativo rispetto ai 384 miliardi di euro iniziali, ma posizionerebbe il Sud Italia al nono posto tra le economie europee, superando paesi come l’Austria e la Norvegia.

L’analisi mostra che diversi settori economici, attualmente dominati dal Nord, vedrebbero una ridistribuzione della loro produzione economica:

  1. Grande Distribuzione Alimentare: Con una quota stimata di 28,7 miliardi di euro per il Sud, questo settore potrebbe vedere un’espansione delle infrastrutture logistiche e dei punti vendita locali.
  2. Telecomunicazioni e Assicurazioni: Settori come le telecomunicazioni (12,2 miliardi di euro) e le assicurazioni (47,1 miliardi di euro) potrebbero stimolare lo sviluppo tecnologico e finanziario nella regione.
  3. Energia: Con una quota stimata di 48,6 miliardi di euro, il Sud avrebbe l’opportunità di investire in energie rinnovabili, dato il suo potenziale in termini di risorse naturali.

Un aspetto critico è la disparità infrastrutturale. Il Sud, che copre un terzo del territorio e ospita un terzo della popolazione italiana, dispone solo di una frazione delle infrastrutture rispetto al Nord. Questa disparità influisce negativamente non solo sulla qualità della vita ma anche sulle opportunità economiche. La creazione di nuove infrastrutture, finanziate con una parte dei ricavi locali, potrebbe essere una priorità per colmare questo divario.

L’ipotetica scissione offre un quadro di riflessione su come una redistribuzione delle risorse economiche possa porterebbe ad una maggiore equità e sviluppo per il Sud Italia: insomma tornare ad una situazione quo ante, precedente l’Unità d’Italia porterebbe nuovamente un’uguale distribuzione di ricchezza nel Paese.

Con una gestione autonoma e mirata, il Sud potrebbe implementare politiche proattive per stimolare l’economia, migliorare le infrastrutture e aumentare il benessere della popolazione. La possibilità di scalare posizioni nella classifica economica europea è reale, ma richiede una visione strategica e investimenti significativi.

Questa analisi mette in luce non solo le sfide ma anche le potenziali opportunità per il Sud Italia in un contesto di maggiore autonomia economica e politica. Non tralasciando di considerare che la scissione così evidenziata determinerebbe una suddivisione del debito pubblico italiano sulla base delle infrastrutture: ebbene il Nord che ha il 90 delle infrastrutture, costruite con i soldi di tutti, dovrebbe prendersi il 90% del debito pubblico che, del resto, la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture testè indicate ha configurato.
Si può fare … gridava lo scienziato nel film di Woody Allen … ed aggiungiamo qui: veramente molto interessante!!

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