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Pugilato dopo pochi secondi Angela Carini si ritira. Polemiche sull’Idoneità di Genere: un Caso che deve sollevare Questioni Cruciali

BCC

Nel mondo dello sport, dove il fair play e la parità di condizioni sono valori fondamentali, la recente polemica legata all’incontro di pugilato tra Angela Carini ed il ‘trans’ Imane Khelif ha sollevato interrogativi profondi e controversi. L’abbandono improvviso di Angela Carini, pugile napoletana, durante il match contro ‘la sua avversaria algerina’, Imane Khelif, dopo pochi secondi non è solo un episodio sfortunato, ma un evento che riaccende i riflettori su questioni di idoneità di genere e di equità nelle competizioni sportive. Il match, che avrebbe dovuto rappresentare un momento di confronto e sportività, è terminato bruscamente quando Carini, dopo essere salita sul ring, ha deciso di ritirarsi pochi istanti dopo un colpo ricevuto: “Fa malissimo, impossibile continuare”. Secondo le ricostruzioni, Carini, dopo aver subito un gancio al mento, è tornata al suo angolo per aggiustare il caschetto, per poi lamentarsi di un fastidio e decidere infine di abbandonare l’incontro.

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Al centro di queste polemiche c’è Imane Khelif, un/a pugile ‘trans’ algerino/a che negli ultimi mesi ha fatto parlare di sé per motivi controversi. La questione ruota attorno ai test di idoneità di genere imposti dalla Federazione Internazionale di Pugilato (IBA), che hanno portato alla sua esclusione dai Mondiali 2023.
La situazione si complica ulteriormente quando si considera che, alle Olimpiadi di Parigi, Khelif ha partecipato senza problemi. I parametri stabiliti dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per l’ammissione degli atleti con iperandrogenismo sono diversi da quelli dell’IBA, e i test eseguiti hanno confermato che i livelli di testosterone di Khelif erano nei limiti consentiti. Tuttavia, la disparità tra i criteri di valutazione delle due organizzazioni sportive ha messo in luce le contraddizioni e le lacune nel sistema di regolamentazione.

Questo episodio non è solo un caso isolato, ma un chiaro esempio delle tensioni e delle sfide che lo sport contemporaneo deve affrontare, tra scoperte scientefiche e posizioni ideologiche. La domanda fondamentale che emerge è se le attuali normative siano davvero in grado di garantire un’equa competizione tra atleti di genere diverso, soprattutto quando le regole cambiano a seconda delle federazioni e delle manifestazioni, e considerando che mediamente il corpo di un uomo è muscolarmente più prestante della donna del 160%, non è proprio una scelta facile da prendere. Il rispetto non è unidirezionale ma nei confronti di tutti.

Il ritiro di Angela Carini, dunque, è più di una semplice questione di sportività; è un monito per riflettere sulle contraddizioni e le incertezze di un sistema che cerca di equilibrare la giustizia competitiva con le complessità biologiche e di genere. È ora di chiedersi se il mondo dello sport sia pronto ad affrontare questi dilemmi con maggiore chiarezza e uniformità, o se continuerà a procedere in modo frammentato, alimentando ulteriori controversie e disuguaglianze. In un’epoca in cui la parità di genere e la giustizia sportiva sono al centro del dibattito, episodi come quello di Carini e Khelif dimostrano quanto sia cruciale avere regole chiare per tutti. La speranza è che questo caso stimoli una riflessione profonda e costruttiva, per evitare che simili situazioni possano minare la credibilità e l’integrità dello sport in futuro.

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