Rubrica l’Indipendentista a cura di Stefano Bouché
Nel panorama politico italiano, il Sud continua a rivestire il ruolo di una colonia interna, un’area che, sebbene faccia parte formalmente dello Stato Italiano, viene trattata come un elemento estraneo e sfruttabile piuttosto che come una regione, un territorio integrato e valorizzato. Questo fenomeno non è nuovo e si riflette in una serie di politiche e dinamiche che perpetuano la marginalizzazione e l’ineguaglianza. Lo Stato Italia, nella sua essenza, sembra concepire il Sud come una risorsa da sfruttare, piuttosto che come una componente fondamentale e paritaria del tessuto nazionale: eppure in tante fattispecie, si pensi alla cultura enogastronomica della penisola, l’endiandi “ricchezza nella diversità” è più che dimostrata.
(Il Sud come Colonia Interna: Meridionalismo Autentico Cercasi?)
Pazienza, non siamo qui a pietire trattamenti paritari mai esistiti in virtù di quei meccanismi nati nel 1860 con la Malaunità. Però qualche domanda occorre porsela e davvero è patetico osservare come il Sud, piuttosto che innovare dal suo stato di sottomissione, asseconda il fastidioso riverbero della politica nazionale. Tale emulazione sterile, nel Meridione, però, rischia di sottolineare un problema più ampio: la mancanza di un movimento autentico e quindi di un approccio leale che rappresenti gli interessi del Mezzogiorno al di fuori delle ideologie predominanti. Tutti i segmenti politici hanno ballato la musica della Colonia e quindi, non si può NEGARE che è divenuto oramai essenziale DOVER sviluppare una prospettiva post-ideologica che possa realmente rispondere alle esigenze e alle aspirazioni di queste regioni che da 162 anni sono ‘vittime del proprio carnefice’.
Il Meridionalismo, in questo contesto, italiano attenzione e non mondiale, emerge come una forza antisistema, una corrente che si discosta dalle pratiche politiche tradizionali e cerca di delineare una visione alternativa: un Sud non da sfruttare. Non si gioca con i bari ma è pur evidente, almeno nella penisola, che il dialogo non può che risultare particolarmente complesso con quelle forze, maggiormente conservatrici, tese a tutelare lo status quo, interessi consolidati e che prediligono l’accentramento dei poteri, ovvero la protezione di quelle aree da sempre tutelate. In contrasto, un meridionalismo orientato verso un campo progressista allargato potrebbe trovare maggiore spazio quantomeno per una interazione costruttiva non dimenticando l’assioma già evidenziato che quando vi è stato da comprimere il Meridione tutti hanno scagliato una delle proprie pietre. È indubbio però, in linea teorica, che una tensione antisistemica ha più chance di inserire la propria narrazione, al fine di trovarne non superficiale ascoltatore, con chi si definisce all’interno di una compagine dai connotati orientati ad una più forte inclusione ed innovazione.
Nonostante queste potenzialità, il vero problema è che manca un meridionalismo che possa essere considerato veramente rappresentativo del Sud. Ma in realtà: cos’è il meridionalismo? Ne esiste uno solo? C’è un meridionalismo di destra ed uno di sinistra? Sembra di sì e questo anche se esiste una consapevolezza diffusa della colonizzazione: riconoscere però il proprio stato di subordinazione è solo il primo passo verso un cambiamento reale. La differenza tra comprendere la propria condizione e uscire dallo stato di subordinazione è simile a quella tra riconoscere di avere un problema mentale e intraprendere un percorso di guarigione: un conto è il riconoscimento, altro è il cambiamento concreto, il voler affidarsi ad un terapeuta in buona sostanza e seguirne il percorso. Il punctum dolens, del resto, è incentrato nell’abbattere i codici nevrotici e strutturarne di nuovi cari miei.
Per andare oltre la mera coscienza di essere colonizzati, è necessaria una trasformazione profonda che possa liberare il Sud dalla sua condizione di Colonia interna. Questo implica la creazione di movimenti e strategie che possano davvero rappresentare gli interessi del meridione, andando oltre le visioni ideologiche preesistenti e mirando ad un’integrazione autentica e rispettosa della diversità regionale.
Solo attraverso una riflessione critica e soprattutto un impegno serio verso un’azione trasformativa il Sud potrà aspirare ad una condizione di pari dignità e opportunità all’interno della nazione italiana e dello scenario internazionale. Differentemente, cambiate pure consolle ma la musica della Colonia continuerà a risuonare nei nostri, sempre più vuoti, campi di cotone.
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Il Sud come Colonia Interna: Meridionalismo Autentico Cercasi?