Home Controcorrente Informazione Alternativa Le Ombre Dimenticate delle Stragi ‘Unitarie’: Memoria Sociologia e Complessi d’Inferiorità

Le Ombre Dimenticate delle Stragi ‘Unitarie’: Memoria Sociologia e Complessi d’Inferiorità

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Rubrica: L’Indipendentista a cura di Stefano Bouché
Le stragi che accompagnano la colonizzazione spesso cadono nel dimenticatoio, non solo a causa della mancanza di documentazione, ma anche per motivi più profondi legati alla psicologia e alla sociologia delle popolazioni conquistate. Un esempio emblematico è il massacro di Pontelandolfo e Casalduni, avvenuto il 14 agosto 1861 nel sud Italia, che illustra come la memoria collettiva possa essere sistematicamente cancellata o distorta. Il 14 agosto 1861, le città di Pontelandolfo e Casalduni, in provincia di Benevento, furono teatro di una strage di rappresaglia militare. Circa un centinaio di morti, secondo alcune fonti, ma stime alternative parlano di 400, 900 o persino oltre mille vittime. Questo eccidio fu scatenato come risposta all’attacco dell’11 agosto dello stesso anno, quando briganti e contadini uccisero 45 soldati dell’esercito cosiddetto ‘unitario’, ossia quello conquistatore del Sud.
(Le Ombre Dimenticate delle Stragi ‘Unitarie’: Memoria Sociologia e Complessi d’Inferiorità)

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Il brutale eccidio fu ordinato dal generale Enrico Cialdini al colonnello Negri, che scatenò l’inferno: “Li voglio tutti morti! Sono tutti contadini e nemici dei Savoia, nemici del Piemonte, dei bersaglieri e del mondo. Morte ai cafoni, morte a questi terroni figli di puttana, non voglio testimoni, diremo che sono stati i briganti”. I soldati fucilarono indiscriminatamente e incendiarono le città, mentre i pochi sopravvissuti furono inseguiti e uccisi. Le testimonianze dell’epoca descrivono un inferno di fuoco e sangue, dove le persone morivano abbrustolite o schiacciate dalle macerie. Questo tipo di violenza non è solo un episodio di brutalità, ma fa parte di un processo più ampio di repressione e riscrittura della storia. Dopo la conquista, le popolazioni soggiogate spesso subiscono un’imposizione di nuovi valori e modelli educativi che mirano a cancellare le loro radici culturali e storiche. Questo fenomeno contribuisce a quello che viene definito complesso d’inferiorità, una condizione psicologica in cui le persone, ripetutamente sopraffatte e private della loro identità, sviluppano un senso di rassegnazione e incapacità a rivendicare il proprio passato.

Nel caso dell’Italia meridionale, il sud fu sottoposto a una sorta di “piemontesizzazione” dopo l’unificazione, che comportò non solo la ristrutturazione delle istituzioni, ma anche la riscrittura della storia ufficiale. Le stragi come quelle di Pontelandolfo e Casalduni furono minimizzate o ignorate nella narrazione risorgimentale dominante, contribuendo a una memoria collettiva frammentata e a una rassegnazione culturale. Riconoscere e studiare questi episodi di violenza è fondamentale per rompere il ciclo di questo complesso d’inferiorità. La riscoperta e la rivendicazione di questi eventi storici possono aiutare le popolazioni a recuperare la propria memoria e identità, offrendo una base per costruire una consapevolezza storica più completa e giusta, reale. In un contesto globale sempre più uniforme, è essenziale ricordare che dietro ogni evento storico ci sono vite umane e sofferenze che non devono essere dimenticate, ma devono contribuire a una riflessione più profonda sulla giustizia e sulla memoria collettiva. Chi ama non dimentica: non si tratta solo di uno slogan, ma è un fondamento ontologico della struttura di una persona, di un popolo. Cosa saremmo senza un passato? La condizione patologica di non ricordare ciò che si è fatto o provato, sindrome di Alzheimer, del resto, mina irreversibilmente una normale condizione esistenziale. Noi NON DIMENTICHEREMO e non certo per un vuoto identitarismo che sa di morte e di fascismo o sovraniste autocrazie. Si potrà tacciare ed etichettare il Sud come lo si vorrà: insegneremo fino all’ultimo, e MAI saremo stanchi, ad amare la nostra TERRA, a RICORDARE ciò che è stato. È un patto di realtà, è un patto di lealtà.

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