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Contante vs Carte: gli italiani sfidano l’Europa per la Libertà finanziaria. 2023 prelevati 10 miliardi in più rispetto al 2022

BCC

L’Italia si conferma, anche nel 2023, al primo posto in Europa per l’uso del contante, con una predilezione particolarmente marcata al Sud. Secondo il report di Unimpresa, gli italiani hanno effettuato in media solo 200 pagamenti elettronici l’anno, ben al di sotto della media europea, che si attesta a 370 transazioni pro capite. A titolo di confronto, in Francia il numero sale a 424, in Spagna a 290. Persino la Germania, nota per la sua parsimonia, presenta dati più elevati dell’Italia, nonostante anch’essa dimostri una certa preferenza per il denaro contante. (Contante vs Carte: gli italiani sfidano l’Europa per la Libertà)

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Questo primato italiano solleva domande importanti, non tanto sui quantitativi di denaro prelevato dagli sportelli automatici – che nel 2023 ha visto un incremento di 10 miliardi rispetto all’anno precedente – quanto sulle motivazioni profonde che spingono gli italiani a preferire il contante ai pagamenti elettronici.

Le ragioni sono molteplici e affondano le radici nella cultura e nelle tradizioni del Paese. In primo luogo, una parte consistente della popolazione italiana è composta da persone anziane, abituate da sempre a gestire i propri affari con denaro contante. Questo gruppo è spesso restio ad adottare le nuove tecnologie, preferendo affidarsi a metodi di pagamento che conosce e considera sicuri.

Inoltre, l’Italia è un Paese di commercianti piccole e medie imprese, molti dei quali conoscono bene i costi legati all’uso dei pagamenti elettronici, tra commissioni bancarie e costi operativi aggiuntivi. Per molti di loro, il contante rappresenta una modalità più semplice e diretta di gestione delle proprie entrate, senza l’onere di dover affrontare spese aggiuntive.

Ma c’è un’altra motivazione, forse meno esplicita ma altrettanto importante: il desiderio di mantenere una certa libertà. Il contante, infatti, è percepito come uno strumento di tutela della libertà personale. A differenza dei pagamenti elettronici, che sono tracciabili e potenzialmente soggetti al controllo delle autorità, il contante permette di gestire il denaro in modo privato, lasciando all’individuo la decisione su come utilizzarlo.

C’è chi vede in questa preferenza per il contante una forma di difesa contro il controllo dello Stato e delle istituzioni finanziarie. Tuttavia, non mancano le criticità. I pagamenti elettronici offrono un livello di trasparenza superiore, poiché ogni transazione è registrata, riducendo così le possibilità di evasione fiscale e di altre attività illecite. Tuttavia, questa trasparenza ha un costo: il rischio di una limitazione della libertà individuale. Le piattaforme digitali, su cui si basano i pagamenti elettronici, possono infatti essere censurate, bloccate o controllate da istituzioni o governi, limitando, in certi casi, la possibilità di agire liberamente. Se salta la corrente, internet, non si ha più potere d’acquisto. Se la banca, lo stato, decide di bloccare un conto per motivi ideologici, come successo in Canada con i camionisti che protestavano contro il green Pass, oppure in Australia, o come si fa in Cina con il credito sociale.

La vera sfida sta dunque nel trovare un equilibrio tra queste due esigenze. Da un lato, le autorità devono garantire che i sistemi di pagamento elettronici siano utilizzati in modo equo e trasparente, senza compromettere i diritti e le libertà degli individui, anche con l’alternarsi dei governi. Dall’altro, è fondamentale che l’uso del contante venga regolamentato riconoscendo il suo valore come strumento di flessibilità e riservatezza.

In conclusione, la questione del contante in Italia non può essere ridotta a una semplice preferenza culturale o a un’anomalia rispetto al resto d’Europa per “voglia di evadere”. È una questione complessa, che tocca aspetti profondi della società italiana, dalla difesa della libertà personale alla necessità di garantire trasparenza e legalità nelle transazioni economiche. Riconoscere e rispettare queste diverse esigenze è la chiave per una gestione equilibrata e consapevole del sistema economico nazionale.

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