Home Cultura 'A Lengua Napulitana Pulcinella e le “mappine”

Pulcinella e le “mappine”

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Di Massimiliano Verde. Nei prossimi giorni a Napoli è prevista l’installazione delle opere definite “Tu si’ ‘na cosa grande”, consistenti in un manufatto erettile, privo di capo e arti, che rappresenterebbe la trimillenaria maschera di Pulcinella, affiancato da un maxi cuore infilzato. L’installazione è curata da Silvana Annichiarico, già direttrice del museo del Design presso la Triennale di Milano. L’opera prenderà il posto della Venere degli stracci, già al centro di numerose polemiche, Venere che sarà collocata permanentemente in un’importante chiesa di Napoli.

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. La cosa ci lascia raggelati (gli ultimi della terra sarebbero stracci? Dove sarebbe rispettato l’humus e l’estetica magno-greca napoletana nella cosiddetta Venere?).

Entrambe le operazioni, che rientrano nella politica culturale dell’amministrazione comunale per una presunta “Napoli contemporanea” (che potremmo chiamare una Napoli senza Napoli, tipo i “missili” che a suo tempo hanno contribuito a distruggere la Villa Comunale), sono oggetto di forti critiche e perplessità (ed ilarità) da parte di buona parte della comunità napoletana.

Certamente, entrambe le opere, e in questo caso quelle di “Tu si’ ‘na cosa grande”, non paiono riconducibili per sensibilità culturale, identitaria, storica e, men che meno, ad alcun archetipo, emozionalità, humus, gusto della nostra comunità, diremmo POPOLO (ad eccezione di chi, probabilmente, di quel popolo non ne fa parte). Anzi, risultano completamente slegate, in primis, da una maschera quale quella di Pulcinella che ha una sua connotazione morfologica ed estetica ben precisa e così identificata a livello mondiale. Completamente slegata, altresì, da qualsivoglia riconducibilità a forme artistiche che vedono le proprie radici nel patrimonio e civiltà osche e pre-greche, che non hanno appunto morfologie inumane, quanto alla maschera di Pulcinella stesso, che è espressione (molte volte abusata e depravata) di un’identità, quale quella napoletana, che fa dell’estetica, nel senso GRECO del termine, il proprio connotato imprescindibile. Estetica che sarebbe offesa e deturpata, altresì, dalla collocazione del manufatto erettile, così come corredato da un cuore infilzato (e squarciato) a mo’ di spiedino (per essere, napolitanamente, ironici), che vorrebbe rappresentare il cuore, quello sì, invece, assolutamente SANO, verace e profondamente UMANO della città di Napoli, che molto spesso, invece, assistiamo colpito da riflessi di ideologie anti-democratiche.

Ci pare invece doveroso un ripensamento, democraticamente partecipato, riguardo alla politica culturale dell’amministrazione comunale, circa la nostra città già lesa, mortificata e degradata da una dissoluzione urbana (ed estetica, non solo nel senso materiale ma anche morale) della medesima, cui occorrerebbe ad horas mettere “mano”.

In questo si confida nella notoria eredità universitaria del Sindaco Manfredi, infine evidenziando certe peculiarità arbitrarie quanto alla politica culturale dell’amministrazione, sottolineando anche una certa monopolizzazione da parte di realtà e professionalità molto lontane per gusto, identità e civiltà di stampo squisitamente partenopeo (a volte solo anagrafiche, molto più spesso neppure).

Un Pulcinella senza testa ma con un numero simbolico di bottoni (il Pulcinella amorfo senza testa ma con un abito con bottoni?) accompagnato da uno o più cuori trafitti sarebbe l’ennesimo schiaffo alla bellezza, quella vera e NON artefatta, del golfo più bello del mondo. Crediamo che la misura sia più che colma da tempo.

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