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La grande ipocrisia: in Palestina bambini vaccinati contro poliomelite ma non contro fame e bombe

BCC

Mentre in Palestina i bambini muoiono di fame e sotto i bombardamenti, la comunità internazionale, guidata dall’OMS, si mobilita per vaccinare 600.000 bambini contro la poliomielite. Una decisione che, pur evidenziando l’importanza della prevenzione sanitaria, mette in luce un paradosso crudele e inaccettabile: l’umanità è pronta a proteggere questi bambini da una malattia, ma non riesce a salvarli dalla morte imminente causata dalla guerra e dalla mancanza di beni di prima necessità.
(in Palestina bambini vaccinati contro poliomelite ma non contro fame e bombe)

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In un contesto in cui quasi 20.000 bambini sono già stati uccisi nella Striscia di Gaza, dove altri migliaia sono rimasti mutilati, feriti o orfani, la priorità sembra essere quella di evitare un’epidemia di poliomielite, piuttosto che porre fine alla sofferenza quotidiana di un’intera generazione. È evidente che la vaccinazione è un atto fondamentale di salute pubblica, ma che senso ha quando quei bambini, subito dopo essere stati immunizzati, torneranno a vivere sotto i missili, senza cibo, senza acqua, senza una casa?

La comunità internazionale, che sembra incapace di garantire un cessate il fuoco permanente o di aprire corridoi umanitari, si preoccupa ora di “fermare la guerra per qualche giorno” solo per somministrare vaccini, ma lo stomaco di quei bambini pelle ed ossa brontola quotidianamente. È come se la vita di questi bambini fosse importante solo nella misura in cui potrebbero diventare un problema per il mondo, mentre il loro quotidiano inferno, fatto di fame, sete e paura, viene ignorato.
Questa decisione non è solo un insulto all’umanità, ma rappresenta un tragico fallimento di fronte a una crisi umanitaria di proporzioni devastanti. Non possiamo ignorare il paradosso temporale in cui ci troviamo: possiamo fermare temporaneamente una guerra per garantire la salute dei bambini, ma non siamo in grado di fermare la guerra stessa per salvare le loro vite.

Quello che stiamo vivendo è un triste esempio dell’ingiustizia del nostro tempo. I bambini di Gaza non hanno bisogno solo di vaccini; hanno bisogno di pace, di cibo, di acqua, di sicurezza. Hanno bisogno di un futuro, non di una vita segnata dalla paura e dal dolore. Eppure, la risposta del mondo sembra essere l’indifferenza, mascherata da un gesto di cura sanitaria che, se non accompagnato da azioni concrete per porre fine al conflitto, rischia di essere solo l’ennesima beffa.

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