Negli ultimi nove anni, la Campania ha assistito a un preoccupante declino della sua popolazione, con una perdita di oltre 280 mila abitanti. Se nel 2015 la regione contava 5 milioni e 862 mila residenti, nel 2024 il numero è sceso a 5 milioni e 580 mila. Un esodo silenzioso ma costante, che pone interrogativi urgenti su cosa sia stato fatto per arginare questo fenomeno e sul perché i cittadini campani e meridionali non godano dello stesso diritto di restare nella loro terra natia, come avviene in altre regioni d’Italia.
(La Fuga dalla Campania: in nove anni persi oltre 280 mila abitanti)
L’emigrazione dalla Campania, e più in generale dal Mezzogiorno, non è un fenomeno nuovo. Sin dall’Unità d’Italia, il Sud ha visto una continua perdita di abitanti, attratti dalle opportunità di lavoro e di vita migliore offerte dalle regioni settentrionali o dall’estero. Tuttavia, l’ultimo decennio ha visto un’accelerazione di questa tendenza, con effetti devastanti sul tessuto sociale ed economico della regione.
Le cause di questa emorragia demografica sono molteplici. La disoccupazione giovanile, che in Campania raggiunge livelli allarmanti, costringe molti giovani a cercare fortuna altrove. A ciò si aggiunge una carenza cronica di servizi pubblici di qualità, un tessuto industriale fragile e un sistema educativo spesso in difficoltà nel preparare adeguatamente i giovani al mercato del lavoro moderno. Il risultato è un progressivo spopolamento che mina le basi stesse della società campana.
Ma cosa è stato fatto per contrastare questo declino? Purtroppo, non abbastanza. Le politiche pubbliche messe in atto negli ultimi anni, pur avendo mirato a incentivare lo sviluppo economico e sociale della regione, non sono state sufficienti a invertire la tendenza. Gli investimenti in infrastrutture, l’implementazione di politiche di sostegno all’occupazione e la promozione del territorio come meta turistica e culturale non hanno avuto l’impatto sperato.
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La Fuga dalla Campania: in nove anni persi oltre 280 mila abitanti
