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Il Real Albergo dei poveri o Palazzo Fuga

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Rubrica “L’indignato” a cura di Giuseppe Giunto
Progettato dall’architetto Ferdinando Fuga su incarico del re Carlo di Borbone, con prammatica reale del 25 febbraio 1751 veniva emanato l’atto di fondazione di un “General Albergo dei Poveri di ogni sesso ed età e quivi introdurre le proprie e necessarie arti”.
I costi furono stimati in circa un 1 milione di ducati a cui contribuirono il re, la regina Maria Amalia con i suoi gioielli, la nobiltà e gli enti religiosi con notevoli somme e donazioni. Iniziarono, così, la costruzione della gigantesca fabbrica che, nelle intenzioni originarie, doveva ospitare ottomila poveri secondo una ferrea divisione per sesso e per età “Pro uiris et pueris” da una parte, “Profeminis et puellis ” dall’altra. La struttura fu concepita come una vera e propria città in cui gli ospiti potevano non solo dormire e mangiare, ma anche apprendere un’educazione un mestiere, ascoltare la messa e soddisfare i propri bisogni spirituali.
(Il Real Albergo dei poveri o Palazzo Fuga)

Accanto ai dormitori ed ai refettori, sorsero officine e laboratori, porticati, abitazioni per il personale, il tutto in un impianto architettonico che impediva ogni possibile promiscuità tra le quattro classi ospitate. L’edificio, a pianta rettangolare, doveva estendersi per seicento metri in lunghezza e centocinquanta in larghezza e articolarsi in cinque grandi corti, con una chiesa a quattro navate disposte a forma di X nella corte centrale. I lavori furono però interrotti nel 1819: delle cinque corti previste ne erano state realizzate solo tre, la facciata di 600 metri risultava “ridotta” agli attuali 364 e la chiesa centrale solo abbozzata.
L’enorme complesso ospitò donne e uomini poveri, bambini e ragazzi orfani, con l’intento di dare loro un’istruzione e una qualificazione professionale: alcune lavorazioni divennero produzioni di qualità, come quella delle ricamatrici, i cui lavori furono ricercati anche fuori del Regno. Nel corso dei decenni l’Albergo affiancò a quella principale anche altre destinazioni d’uso, ospitò le “donne perdute”, fu in parte adibito a Casa di correzione dei minori (da qui i nomignoli popolari di “reclusorio” e “serraglio”), ospitò l’Istituto di rieducazione per sordomuti, il Tribunale dei minori ed altre istituzioni.

All’inizio del novecento nacquero le scuole-officina professionali specializzate in meccanica, falegnameria, motoristica e tipografia che furono inizialmente amministrate dall’ente Governo dell’Albergo dei Poveri, poi dai privati che avevano l’obbligo di impiegare i giovani assistiti come aiutanti, sia per il tirocinio che per l’apprendistato. Durante la Seconda guerra mondiale la gestione dell’Albergo passò all’ente “Collegi Riuniti Principe di Napoli ” che lo tenne fino al 1981, quando l’ente fu soppresso. Nei suoi 250 anni di storia, l’Albergo dei Poveri, infatti, è stato protagonista di una vicenda travagliata, che ha visto il susseguirsi di manomissioni, demolizioni, parcellizzazioni, occupazioni abusive, culminati in una serie di crolli e gravi danneggiamenti causati dal terremoto del 1980.

L’edificio entra a far parte del patrimonio comunale nel 1981, trà i primi interventi di recupero ipotizzati nell’immediato post-terremoto non vengono realizzati. Scongiurate anche le successive ipotesi di demolizione o di abbattimento parziale formulate da alcuni autorevoli progettisti, è dagli anni Novanta che si afferma la consapevolezza del valore monumentale della struttura e si individuano come obiettivi strategici la sua salvaguardia, conservazione e rifunzionalizzazione. Del resto, la scelta di riuso appare condivisibile sia perché il Real Albergo dei Poveri di Napoli costituisce una realtà importante per la città di Napoli, sia perché recuperato almeno parzialmente la mission originaria ipotizzata da Re Carlo e quindi anche la memoria collettiva del luogo: non mero accudimento, ma formazione ed inserimento lavorativo.

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Il Real Albergo dei poveri o Palazzo Fuga

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