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Milano la città silenziosa: dietro le quinte del tifo un mondo oscuro

BCC

Di Alessandro Casillo

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Milano, città della moda e della finanza, nasconde un sottobosco oscuro e violento. L’operazione di polizia che ha portato all’arresto di numerosi capi ultras di Milan e Inter ha svelato un volto inquietante della città, segnato da estorsioni, risse e legami con la criminalità organizzata.

L’operazione del 30 settembre
Sedici custodie cautelari in carcere e tre ai domiciliari. Questo è il bilancio dell’operazione compiuta all’alba di oggi, 30 settembre, dalla Procura di Milano su ordine del giudice delle indagini preliminari Domenico Santoro. Le misure cautelari coinvolgono i capi ultrà di Milan e Inter: 19 i soggetti fermati per estorsioni sulla vendita dei biglietti, per la richiesta di un «pizzo» mensile sui parcheggi attorno allo Stadio Meazza e per risse e lesioni. Le violenze includevano aggressioni e pestaggi contro steward, tifoserie rivali o gruppi delle stesse curve. Tra i nomi coinvolti spiccano Luca Lucci, celebre per una foto con Matteo Salvini, Christian Rosiello, bodyguard di Fedez (il cantante è estraneo ai fatti) e protagonista del presunto pestaggio del personal trainer Cristian Iovino in una discoteca, e Islam Hagag, conosciuto come Alex Cologno, anch’egli amico del rapper.

Un’emergenza sottovalutata.
Mentre il Sud Italia è spesso sotto i riflettori per le sue problematiche legate alla criminalità organizzata, il Nord sembra godere di una sorta di immunità mediatica. Napoli, ad esempio, è uscita dalle prime dieci città più pericolose d’Italia, un dato che smentisce lo stereotipo negativo spesso associato alla città partenopea. Eppure, eventi come quelli accaduti a Milano dimostrano che la criminalità è un fenomeno trasversale, che non conosce confini geografici.

Perché il Nord è meno visibile?
Diverse possono essere le ragioni di questa disparità di trattamento mediatico. Un fattore potrebbe essere legato alla diversa natura della criminalità organizzata. Al Sud, la presenza della mafia è più radicata e strutturata, mentre al Nord le organizzazioni criminali tendono ad essere più frammentate e meno visibili, godendo di una compattezza sociale che tende a mantenere i problemi al proprio interno, evitando di esporre pubblicamente le contraddizioni e l’ipocrisia legate all’Unità d’Italia.

Inoltre, il Nord è storicamente associato a un’immagine di benessere e legalità, un’immagine che fatica a conciliarsi con episodi di violenza e criminalità.

Le conseguenze di una narrazione distorta
Questa disparità di trattamento mediatico ha conseguenze significative. Da un lato, contribuisce a creare uno stereotipo negativo del Sud, spesso dipinto come un territorio esclusivamente dominato dalla criminalità. Dall’altro, rischia di minimizzare i problemi del Nord, ritardando l’attuazione di politiche efficaci per combattere la criminalità.

È necessario un cambio di prospettiva
È fondamentale superare una visione stereotipata e semplificata della criminalità in Italia. Ogni città, ogni regione ha le sue specificità e problematiche. È compito dei media e delle istituzioni fornire un’informazione completa e accurata, che non si limiti a confermare pregiudizi, ma che offra uno sguardo approfondito e sfaccettato sulla realtà.

In conclusione, l’operazione di polizia a Milano ha sollevato un velo di silenzio su un mondo oscuro e violento che si nasconde dietro le quinte del tifo organizzato, il quale si ripercuote nella vita di tutti i giorni, ma che rimane ben accettato e blindato, poco visibile, dalla curva allo stesso palazzo del potere.

È necessario che la società civile e le istituzioni si impegnino per contrastare ogni forma di criminalità, senza distinzioni geografiche né pregiudizi.


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