Rubrica “L’Indignato” a cura di Giuseppe Giunto
Il Casino Vecchio del Belvedere, realizzato lungo il fianco occidentale del Monte San Leucio, è il primo nucleo del quartiere borbonico della Vaccheria. Si trova in una frazione del Comune di Caserta, a circa 4 km dalla città, ed è stato costruito su un preesistente insediamento romano. Prende il nome dalla sua funzione. Il Casino Vecchio della Vaccheria risale al 1750, anno del primo insediamento realizzato per volontà di Ferdinando IV di Borbone. A partire dal 1773, proprio nei pressi del “casino di caccia”, diede vita a un allevamento di bovini portati in Campania dalla Sardegna, gettando le basi per quella che sarebbe diventata l’area produttiva della vicina San Leucio. Qui fu costruito il primo stabilimento manifatturiero, e l’economia prettamente agricola di questi luoghi iniziò ad acquisire un carattere marcatamente industriale. Ferdinando IV destinò l’area all’addestramento dei suoi cani da caccia e all’allevamento di vacche sarde. L’iniziativa di Ferdinando mirava a favorire lo sviluppo di un’economia agricola sul territorio, seguita, in un secondo momento, da quella industriale. Il Casino Vecchio fu, per qualche tempo, la dimora preferita di Ferdinando, ma nel 1778 il figlio primogenito, il principe Carlo Tito, dopo aver contratto il vaiolo, morì in questo palazzo. Da quel momento, il Casino fu abbandonato dalla famiglia reale, che lo sostituì con il Casino del Belvedere di San Leucio, già di proprietà dei principi Acquaviva.
Il Casino “Vecchio” fu concepito come una dimora di campagna. Intorno ad esso, e alla Cappella dedicata a San Leucio (legata al Casino tramite un pronao), sorsero i capannoni per l’allevamento delle vacche e le canetterie. La dimora reale, diventata poi abitazione dei guardiacaccia, subì alcuni cambiamenti interni, ma l’impostazione generale e gli apparati decorativi rimasero inalterati. L’edificio di tre piani include al suo interno una piccola chiesa dedicata a San Leucio. Il piano terra, esternamente, è trattato a bugnato, e presenta una serie di arcate cieche; inoltre, in alcuni punti, ci sono aperture rettangolari. Sulla facciata principale, tre archi centrali costituiscono il portico d’accesso. Il Casino Vecchio e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie si affacciano l’uno sull’altro e sono idealmente affini, ma furono edificati in due momenti differenti della storia dell’esperimento di San Leucio. Il Casino Reale ha un basamento a bugnato, sul quale si ergono altri due piani scanditi da un ordine gigante di lesene doriche, che mostrano un doppio ordine di finestre. In particolare, quelle del primo piano sono caratterizzate da cornici con piccole mensole. Il terzo piano è caratterizzato da una serie di finestre rettangolari, anch’esse decorate con ampie cornici.
Su consiglio di Antonio Genovesi, i Borbone fecero ridisegnare il paesaggio e, nel 1773, eressero un muro di cinta attorno alla selva collinare. Con questa iniziativa, Ferdinando IV desiderava iniziare a costruire una tenuta di caccia. Dopo l’edificazione del complesso della Vaccheria, il Casino Vecchio rappresentava il fulcro di questo nuovo insediamento, il luogo dove il re avrebbe ideato e guidato nuovi esperimenti sociali. Nel 1776, all’interno di capannoni dismessi, vennero edificate le manifatture seriche secondo il metodo torinese Brudetti, e da un’economia agricola ne fu concepita una di tipo industriale e manifatturiera, di ispirazione socialista. Lo sviluppo manifatturiero fu seguito da quello edilizio, con la costruzione di case: questo impianto sarebbe stato il Real Sito di San Leucio. Nel quartiere della Vaccheria, oltre all’edificio del Casino Vecchio e dei capannoni per l’allevamento, si trova la Chiesa di Santa Maria delle Grazie (costruita dagli architetti Collecini e Patturelli in soli due anni, dal 1803 al 1805).
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie fu costruita in stile neoclassico, con una facciata neogotica in tufo e piperno, incorniciata da due campanili. La chiesa ha pianta a croce latina, con tre altari in marmo pregiato. Due rampe di scale simmetriche conducono il visitatore a un sagrato in basalto, sul quale si erge la facciata. Quest’ultima, voluta da Ferdinando IV, è suddivisa da lesene e nicchie trilobate contenenti statue in terracotta, e presenta un portale d’ingresso ogivale racchiuso da torri angolari. L’interno, a navata unica con abside e altari laterali, è un tripudio di pieghe di gusto neobarocco, con pavimento in marmo policromo. Al centro dell’altare maggiore si trova un dipinto del 1805 di Pietro Saia, intitolato “Veduta della colonia di S. Leucio con il Belvedere e i quartieri operai”. La cupola, che ricorda quella di Palazzo Reale, dialoga perfettamente con le scalette a chiocciola in travertino che conducono ai coretti e al loggiato esterno.
Il Casino Vecchio, oggi abbandonato, rappresenta un esempio di architettura settecentesca. L’intera area possiede magnifici aspetti naturalistici e paesaggistici. L’edificio testimonia le opere di trasformazione della città di Caserta. Inoltre, la Vaccheria si trova lungo l’antica Via Francigena ed è spesso meta di pellegrini. Tuttavia, lo stato di degrado in cui versa la struttura non solo compromette l’immagine di un edificio che fu dimora reale, ma potrebbe, col tempo, interdire anche la fruizione di un’area di così notevole interesse.
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Il Casino Vecchio della vaccheria di San Leucio