L’Italia si prepara a una svolta digitale senza precedenti: a partire dal 23 ottobre, prenderà il via la sperimentazione dell’IT Wallet sull’app IO, una mossa strategica anticipata dal sottosegretario all’innovazione Alessio Butti durante il G7 Tecnologie Digitali a Cernobbio. La fase sperimentale coinvolgerà inizialmente 50.000 cittadini per poi espandersi rapidamente, con un campione di 250.000 utenti il 6 novembre e, successivamente, di un milione entro il 5 dicembre, quando la piattaforma sarà resa disponibile a tutti gli italiani.
Il nuovo portafoglio digitale consentirà ai cittadini di scaricare e custodire sul proprio smartphone documenti fondamentali come patente, tessera sanitaria e carta europea della disabilità. Un progetto che si svilupperà ulteriormente nel corso del 2025, ampliando l’elenco dei documenti disponibili e includendo carta d’identità, tessera elettorale, certificati anagrafici, titoli scolastici e altro ancora, fino alla firma digitale.
Questa iniziativa fa parte di una strategia più ampia di digitalizzazione e semplificazione, nata con il decreto PNRR-Quater e in linea con l’European Digital Identity Wallet promosso dalla Commissione Europea. L’obiettivo è chiaro: garantire ai cittadini europei una tecnologia che permetta il controllo dei propri dati personali, con la possibilità di utilizzarla in tutti i paesi dell’Unione per le più svariate operazioni, dal pagamento delle tasse al noleggio di un mezzo.
Il sottosegretario Butti ha parlato di una “piccola rivoluzione digitale” destinata a migliorare sicurezza, inclusione e protezione dei dati, ma l’iniziativa non manca di suscitare perplessità e dibattiti. Se da un lato i vantaggi sono evidenti, dall’altro emergono preoccupazioni riguardo al potenziale di sorveglianza che questa tecnologia potrebbe comportare. Il timore è che in futuro, i dati sensibili possano essere accessibili tramite semplici scansioni a distanza, limitando la libertà personale e paventando scenari di controllo sociale. Alcuni si domandano anche se sarà garantita la libertà di non possedere uno smartphone, in un mondo dove la digitalizzazione sembra essere sempre più una condizione imprescindibile per l’esercizio dei diritti civili.
L’introduzione dell’identità digitale promette dunque di cambiare radicalmente le abitudini dei cittadini, ma solleva interrogativi su come bilanciare innovazione e tutela della privacy. Sarà compito delle istituzioni garantire che l’equilibrio tra progresso tecnologico e diritti individuali non venga compromesso.