Home Attualità Oltre la camorra: le nuove frontiere della violenza giovanile a Napoli

Oltre la camorra: le nuove frontiere della violenza giovanile a Napoli

da gaeta.it
BCC

di Alessandro Casillo
Negli ultimi mesi, Napoli è stata scossa da una serie di episodi di violenza giovanile che hanno destato profondo allarme sociale. L’opinione pubblica, alcune frange politiche, e molti media, hanno immediatamente associato questi fatti di sangue alle dinamiche camorristiche, riproponendo un’interpretazione semplificata e, in molti casi, fuorviante di fenomeni complessi.
Dalla Camorra alle Fiction: Un Nuovo Scenario
Se è innegabile che la criminalità organizzata costituisca un problema endemico per la città partenopea, le recenti vicende sembrano indicare l’emergere di nuove dinamiche, meno legate alle tradizionali logiche mafiose e più influenzate dalla cultura di massa.
L’esposizione massiccia a contenuti violenti, veicolati soprattutto attraverso serie TV e film, sta plasmando l’immaginario collettivo dei giovani, offrendo modelli comportamentali distorti e pericolosi. L’emulazione di personaggi violenti, spesso dotati di un fascino ambiguo, rappresenta un fattore di rischio non trascurabile, soprattutto in contesti sociali già provati da disagio e marginalità.

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L’accessibilità alle armi: un fattore aggravante
A questa tendenza si aggiunge la crescente facilità con cui i giovani possono procurarsi armi, alimentando un circolo vizioso di violenza e paura. Se in passato l’accesso alle armi era circoscritto a ristrette cerchie criminali, oggi la diffusione delle armi da fuoco è un fenomeno sempre più diffuso, anche tra i giovanissimi.

La famiglia: primo baluardo contro la devianza
In questo scenario complesso, il ruolo della famiglia risulta fondamentale. Una comunicazione efficace e una solida trasmissione di valori possono rappresentare un efficace antidoto alla violenza. Tuttavia, anche le famiglie più attente possono trovarsi in difficoltà di fronte a modelli culturali dominanti che esaltano l’aggressività e la sopraffazione, che intaccano una eventuale scala di valori che in una famiglia può crollare. Se solo pensiamo alle motivazioni futili che hanno portato alle conseguenze fatali in due episodi, basterebbe per intendere che la camorra c’entra poco o nulla ma è evidente la confusione e la mancanza di orientamento di un giovane che, identificandosi in un paio di scarpe, ha determinato la morte di una persona e la galera per sé. Motivazioni altrettanto futili che hanno determinato lo scaraventare dall’ottavo piano una ragazzina tredicenne a Piacenza da parte di un quindicenne.

La scomparsa del “boss turistico” e le nuove sfide
Saviano, in un suo recente intervento, ha sottolineato l’esistenza della camorra “turistica”, quella in grado di mantenere un certo equilibrio per non danneggiare il business del turismo. Forse qualcosa sta sfuggendo, oppure non è la Camorra a reggere il turismo a Napoli ma semplicemente il popolo estraneo a tutto questo.
La violenza giovanile a Napoli è un fenomeno multifattoriale, che richiede un approccio integrato e multidisciplinare. È necessario aprire le frontiere della mente e ricercare come nelle altre città agiscono sul medesimo fenomeno, in quanto i giovani abitano anche altre città d’Europa, non la Camorra. I valori cambiano col tempo, molto velocemente in un giovane, offrire una comunicazione e delle opportunità efficaci ai ragazzi che hanno come destinazione solo una vetrina del centro potrebbe essere un primo passo.

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