Rubrica: l’Indipendentista a cura di Stefano Bouché
Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il panorama geopolitico mondiale entra in una fase di forte imprevedibilità. Le nomine del secondo mandato, da Robert Kennedy Jr. alla Sanità a Pete Hegseth al Pentagono, segnano un allontanamento dall’establishment tradizionale e una maggiore concentrazione di figure fedeli al Presidente. Questo spostamento obbliga l’Europa a riflettere sul proprio ruolo globale. Il Vecchio Continente non può più dipendere esclusivamente dagli Stati Uniti. Le dinamiche globali, con il rafforzamento di Cina e Russia e l’isolazionismo americano, richiedono un’Europa unita su tante tematiche ma difendendo sempre le identità locali, capace di valorizzare le proprie radici comuni e di agire come un’entità autonoma. Superare le divisioni interne e includere le potenzialità del Sud Europa è fondamentale per rafforzare una visione strategica che guardi al futuro, anche come ponte verso l’Africa, il “Nuovo Mondo“.
Essere protagonisti è l’unica strada percorribile. Continuare a restare frammentati significa abbandonarsi all’irrilevanza, mentre l’Europa ha tutte le risorse per riaffermarsi come baricentro della civiltà e dell’equilibrio globale. È il momento di scegliere.
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Un’Europa senza troppe stelle e strisce