Circa il fenomeno del turismo a Napoli intervistiamo oggi Dario Ciccarelli, dirigente statale napoletano, già membro della Rappresentanza diplomatica d’Italia alle Nazioni Unite ed autore, tra l’altro, di “Bioarchitettura istituzionale“, un libro nel quale Ciccarelli si sofferma sulla distanza tra l’apparato istituzionale e la realtà.
Domanda: “Dottor Ciccarelli, oggi si denunciano diffusamente i problemi legati agli eccessi del turismo a Napoli. Si richiamano esperienze come quelle di Venezia e Barcellona e si auspicano limiti anche a Napoli. Lei cosa ne dice?“
Ciccarelli: “Francamente, io trovo davvero infondate molte delle preoccupate analisi che vengono associate al presunto eccesso di turismo a Napoli. Preliminarmente, rilevo che il turismo è esploso in tutto il mondo, non solo a Napoli. Circolano di più le merci, circolano di più anche le persone. Poi: Venezia e Barcellona si collocano in due regioni – la Catalogna e il Nord Est dell’Italia – che sono molto ricche e fortemente industrializzate. Soprattutto, si tratta di aree storicamente positive e trainanti, dal punto di vista economico, ma, direi, anche psicologico. Nulla a che vedere con quello che il turismo sta significando per Napoli. Nella nostra città il mondo viene qui e sta ribaltando schemi e gerarchie. Sta cambiando la narrazione di Napoli e, nel riscoprire il passato, il turismo sta cambiando la visione di futuro di Napoli. Forse è soprattutto questo ciò che proprio non si sopporta del fenomeno turistico a Napoli. Più che di overtourism si potrebbe forse parlare di “over Napoli”. Il turismo, così come il cinema, la musica, la cultura, la cucina, l’artigianato e lo sport riconoscono a Napoli dei primati che per molti sono assolutamente insopportabili. Ovviamente, c’è tanto da fare per regolare il fenomeno, ma occorre a mio avviso impostare correttamente la questione. C’è una miniera d’oro da organizzare, non un dramma da arginare”.
Domanda: “Riposizionando la questione, come si può intervenire per valorizzare ulteriormente i benefici del turismo a Napoli?”
Ciccarelli: ” Credo che alcuni interventi in corso vadano nella direzione giusta. Tutelare l’area di San Gregorio Armeno, come è stato coraggiosamente ed accuratamente fatto, significa introdurre discipline che non ostacolano l’Impresa privata ma semmai ne favoriscono la migliore espressione, in armonia con il significato dei luoghi. Riscoprire le vocazioni artigianali dei quartieri significa riscoprire modelli socio-economici e culturali che sono alternativi all’individualismo economicistico di stampo calvinista e sono tipici di un sano rapporto tra bene individuale e bene collettivo. Tipici di un rapporto virtuoso che appartiene al patrimonio della nostra terra e all’Economia civile di Antonio Genovesi. Se acquisiamo coscienza di queste ricchezze, Napoli può tornare a dare un contributo importante all’architettura istituzionale e alla teoria economica, anche a livello internazionale, dove una finanziarizzazione sempre più spinta rischia di emarginare il saper fare e l’economia reale, ponendo in secondo o in terzo piano la dimensione umana e la dimensione relazionale. L’occhio laico del turista può portare anche il nostro sguardo di occidentali su questioni che abbiamo frettolosamente classificato come obsolete”
Domanda: “Molti appartamenti del centro storico sono utilizzati per ricettività turistica. I giovani non riescono più ad acquistare casa. Anche i ‘bassi’ sono spesso destinati ai turisti. Qual è la sua opinione al riguardo?
Ciccarelli: “Andiamo con ordine. Circa i ‘bassi’, per esempio: mi sembra davvero bizzarro sostenere che in un luogo ci possa vivere una vita intera una famiglia napoletana, anche numerosa, e non ci possa trascorrere nemmeno qualche notte, pur avendolo scelto deliberatamente, una coppia di turisti americani o francesi. Circa il prezzo degli appartamenti, osservo sommessamente che il turismo, innalzando il valore degli immobili, ha reso meno povere molte famiglie proprietarie di appartamenti a Forcella, alla Sanità, ai Quartieri spagnoli. I giovani di queste famiglie oggi guardano spesso al turismo e al tempo libero come fonte di lavoro e di reddito, invece che, come in un passato non così lontano, all’emigrazione o ad attività illegali. Dovremmo rallegrarci di tutto questo, non dolercene. Uso le parole del giovane presidente di “Respiriamo Arte” e dico “Benedetto sia il turismo a Napoli”
Domanda: Se il turismo sta significando un riscatto per Napoli, in che modo si può potenziare questa tendenza?
Ciccarelli: “Il turismo, inteso anche come racconto unanime di uno stile di vita vincente, a Napoli è fenomeno non solo giovane ma addirittura “scandaloso”, certamente inatteso e spiazzante. Dobbiamo imparare a gestire il primato, che è molto diverso dal rincorrere. Molte sono, e saranno, le competenze da associare ai nuovi processi. Credo sia importante osservare laicamente i dati del fenomeno e sviluppare percorsi formativi di qualità, anche nel privato, per intercettare e soddisfare i nuovi bisogni. Ci sarà molto da lavorare a Napoli nei prossimi anni e decenni. Altro che ‘fujtevenne’!”
Domanda: “Dottor Ciccarelli, lei dipinge un quadro assai positivo. Eppure la criminalità sembra riaffiorare tragicamente, anche tra i giovanissimi. Come fare in modo che non si torni al buio del passato?”
Ciccarelli: “Purtroppo le nuove tendenze non si affermano subito ovunque. In tante aree della città resistono atteggiamenti che vengono da un passato fatto di rassegnazione, di dispersione scolastica, di delinquenza. Bisogna accelerare verso il futuro. Le scuole, per esempio: lo dico anche da padre. Si facciano più uscite didattiche, si coinvolgano di più i ragazzi, soprattutto i più vivaci. Nei quartieri più difficili siano portati i docenti e i dirigenti scolastici più motivati, più brillanti, più intraprendenti. Dove più forti sono le quantità del male, siano più alte le dosi del bene. La rivoluzione di padre Loffredo al Rione Sanità attende altri “ri-animatori” che realizzino parabole simili negli altri quartieri difficili di Napoli”