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La “Natività Napoletana” dice addio a Piazza Municipio. Dove sarà collocata? L’intervista a Vincenzo Capuano

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L’8 gennaio, si concluderà il ciclo natalizio con lo smontaggio della Natività napoletana esposta nel cuore di Napoli durante le festività 2024/2025. Quest’opera ha rappresentato un simbolo di rinascita artistica per la città, sostituendo la controversa opera di Gaetano Pesce con un capolavoro che celebra l’identità culturale e artigianale napoletana. Realizzata grazie alla collaborazione di eccellenze locali, la scena della Natività è stata curata nei minimi dettagli: i maestri presepiali dell’associazione Botteghe di San Gregorio Armeno hanno dato vita alle sculture, i sarti dell’associazione Le Mani di Napoli hanno confezionato gli abiti, i Maestri Ceramisti hanno creato le anfore decorative e gli artigiani del Borgo Orefici hanno aggiunto dettagli preziosi.

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L’intervista a Vincenzo Capuano, cuore e mente del progetto

Abbiamo intervistato il maestro Vincenzo Capuano, presidente delle Botteghe di San Gregorio Armeno e direttore artistico dell’opera, per approfondire il significato di questa iniziativa.

Maestro qual è il significato di quest’opera per Napoli?
Per Napoli quest’opera è fondamentale perché mette al centro l’artigianato, il cuore pulsante della nostra identità culturale. È un distillato di secoli di conoscenze tramandate da generazione in generazione. Il presepe è la prova plastica di questa tradizione: un’opera d’arte che nasce dall’incontro tra istituzioni e popolo, che esprime la grandezza della maestria napoletana.

Qual è il ruolo di San Gregorio Armeno in questa storia?
San Gregorio Armeno è un simbolo di sacrificio. Grazie agli sforzi delle famiglie di artigiani, questa tradizione vive tutto l’anno, non solo nel periodo natalizio. Questo ci permette di mantenere viva una capacità artigianale che attrae turisti e crea un indotto economico significativo per la città.

Quanto è stato importante coinvolgere altre realtà artigianali?
Moltissimo. L’individualismo è sempre stato un limite per i napoletani, ma quest’opera dimostra che l’artigianato, se unito, può raggiungere risultati straordinari. È stato un piacere collaborare con eccellenze come i sarti, i ceramisti e gli orafi, e gli altri artigiani della mia San Gregorio, unendo diverse maestranze per creare un capolavoro unico.

Quale messaggio lancia quest’opera al mondo?
Quest’opera parla di artigianato come parte integrante della cultura napoletana. Le nostre maestranze, dalla scultura alla musica, rappresentano una forma d’arte viva e attuale, non inferiore ai capolavori di secoli fa. Napoli non può permettersi di perdere questo patrimonio; dobbiamo proteggerlo e tramandarlo, per integrare l’innovazione ma mantenendo sempre viva la tradizione, come un tratto distintivo della nostra città.

Napoli è ancora una città d’arte?
Assolutamente sì. Napoli continua a esprimere la sua grandezza artistica e artigianale. Quest’opera ne è una prova concreta: non siamo solo storia, ma anche futuro. Le nostre tradizioni vivono e si rinnovano grazie al talento e alla passione dei nostri artigiani. L’opera della Natività non è solo un simbolo delle festività, ma un richiamo all’unità e al valore delle tradizioni.
Un esempio di come Napoli possa ancora essere un faro di cultura e bellezza, capace di ispirare generazioni future.

Dove sarà collocata l’opera una volta smontata da Piazza Municipio?
Proprio per la bellezza, e proprio per l’attenzione particolare ricevuta in questi giorni da napoletani e turisti, con le istituzioni siamo stati tutti d’accordo una volta smontata, ad installarla temporaneamente nella Basilica di San Giovanni Maggiore Pignatelli, per avere ancora la possibilità di visitarla.

Quale potrebbe essere la destinazione finale della Natività Napoletana?
Auspico, una volta terminati i lavori alla Chiesa di San Biagio ai Taffettanari, sede della futura Scuola del Presepe Napoletano, di poter rendere permanente la mostra della Natività Napoletana e di tutte le opere che verranno prodotte dai giovani che verranno a formarsi dagli artigiani di San Gregorio Armeno.

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