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L’Attualità di Ettore Ciccotti (Seconda Parte)

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IL MEZZOGIORNO DOPO L’UNITÀ Rubrica a cura di Enrico Fagnano
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Continuando a leggere’ Mezzogiorno e Settentrione d’Italia’ di Ettore Ciccotti (Sandron editrice presso Rivista Popolare, 1898), si trova un altro elemento che riporta ai giorni nostri, ovvero la generica accusa di corruzione da parte della pubblicistica di regime nei confronti del Meridione, smentita invece da un’attenta analisi dei casi realmente avvenuti. Ecco a questo proposito cosa scrive il meridionalista lucano: ‘ Innanzi tutto bisogna osservare che errerebbe chi volesse limitare al Mezzogiorno la più recente degenerazione della vita pubblica e sociale italiana, specie nelle sue ultime fasi, e volesse soltanto in esso rintracciarne le cause. Un richiamo appena fuggevole dei più recenti avvenimenti basta anzi a dimostrare tutta la fallacia di un siffatto modo di vedere. Per cominciare dalla corruzione elettorale, le elezioni di Fossano, di Nizza Monferrato, di Pietrasanta, di Gavirate Luino (per tacere di altre dove la corruzione non fu ufficialmente dichiarata) hanno mostrato e mostrano come la corruzione elettorale, nella sua forma più immediata ed aperta della compera di voti in contanti, fiorisce e prospera nell’Italia del Settentrione assai più che in quella del Mezzogiorno. E l’ironia del caso (ma siamo sicuri che si sia trattato di caso? nda) ha voluto che alla testa della Banca Romana, il fenomeno tipico della specie, si trovasse un Ligure, che la gestione del Banco di Napoli desse alcuni dei suoi peggiori frutti in terra lombarda ed emiliana e che i processi di Como e Bologna stessero a rappresentare non l’unità
morale, ma l’unità immorale d’Italia. E, quando in una crisi profonda della vita italiana, i partiti politici tradizionali si scomposero e si dissolsero in gruppi e fazioni a volta a volta ricongiunti in miscele rimesse insieme dal senso dell’opportunità politica e personale; quando, in forma più perspicua, tutta la nostra vita politica non apparve più come una lotta d’interessi generali rispecchiati in idee e sentimenti, ma come un gioco non più dissimulato d’interessi particolari e privati, e di quella nuova fase di vita si volle vedere non l’indice e lo strumento, ma l’autore in un uomo; una città posta tra il Piemonte e la Lombardia dette l’uomo che fu il rappresentante e il centro di questo periodo iniziale
di baraonda; e, mentre in folla le antiche consorterie moderate andavano a lui col ramoscello d’olivo, se ne appartava fiero e solo, con rampogna sdegnosa, un moderato meridionale, Silvio Spaventa.

Poi venne un altro periodo, che fin le colpe e gli errori di chi gli succedette, errori e colpe incredibili, non sono valsi a cancellare dalla memoria degli Italiani; un periodo, in cui la menzogna parlò dal banco del Governo senza l’attenuante della passione e senza la cura dell’infingimento, e la corruzione, fatta cinica, sembrò allargarsi col processo tranquillo, spietato, non dissimulato della cancrena che avanza; e anche questa volta, l’ironia del caso volle che a questo periodo e a questo sistema di governo desse il nome e l’indirizzo un uomo politico dell’estremo Piemonte.’ Commentando quanto scritto da Ettore Ciccotti, a prima vista mi verrebbe da dire: niente di nuovo sotto il sole. Anche oggi, a fronte dei luoghi comuni mediatici, la maggior parte dei casi di corruzione, e quelli più rilevanti, si riscontrano nel Nord. E anche ai giorni nostri, come nell’Ottocento, ci sono Settentrionali che si sentono autorizzati a dare lezioni di moralità politica ai Meridionali. Basta guardare le
cosiddette trasmissioni di approfondimento, per trovarne in quantità. Una differenza, però, a ben vedere c’è. All’epoca non erano pochi i politici del Sud che reagivano con determinazione e spesso addirittura con espressioni ruvide. Basta ricordare Salvemini, Napoleone Colajanni, Nitti, Antonio de viti De Marco e il grande economista Girolamo Giusso, che nel 1905 nel pieno di una discussione
parlamentare ebbe il coraggio di alzarsi e di urlare ai deputati settentrionali: ‘Ma veramente credete che il Sud possa essere per sempre la vostra colonia?’ Ecco: da questo punto di vista le cose sono cambiate. Dai politici meridionali oggi si leva solo un grande belato di accondiscendenza verso tutte le peggiori nefandezze perpetrate dallo Stato italiano nei confronti del Sud. E anzi spesso sono proprio loro
ad alimentare i peggiori luoghi comuni sulla nostra Terra e sui nostri popoli.

Quo usque tandem?

Ventiseiesima puntata. I libri di Enrico Fagnano IL SUD DOPO L’UNITÀ e IL PIEMONTESISMO E LA BUROCRAZIA IN ITALIA DOPO L’UNITÀ sono disponibili sul sito Bottega2Sicilie

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