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Sentenza storica sulla Terra dei Fuochi. La Corte di Strasburgo: ‘L’Italia non protegge chi vive nella Terra dei Fuochi’

BCC

La Corte europea dei diritti umani ha emesso una sentenza che condanna l’Italia per la gestione della Terra dei Fuochi, un’area tra Napoli e Caserta devastata per decenni dall’interramento di rifiuti tossici, discariche abusive e roghi di immondizia. I giudici hanno riconosciuto il rischio di morte imminente per gli abitanti, evidenziando l’assenza di interventi sistematici e trasparenza da parte delle autorità. La sentenza assegna al governo italiano due anni per introdurre misure efficaci che risolvano l’emergenza. La mancanza di informazioni accessibili sui rischi per la salute e il lungo occultamento di dati fondamentali, come le rivelazioni del pentito Carmine Schiavone desecretate solo nel 2013, sono state elementi chiave nella decisione della Corte.

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Tra i primi a commentare il provvedimento c’è don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, che da anni lotta per la bonifica del territorio. “Abbiamo subito minacce e calunnie, ma siamo andati avanti perché vedevamo con i nostri occhi lo scempio delle nostre terre”, ha dichiarato. Anche monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, esprime soddisfazione, pur definendo la sentenza “incompleta e tardiva”. Le storie di sofferenza non si contano: Alessandro Cannavacciuolo, nipote di una delle prime vittime dell’inquinamento, ricorda il coraggio con cui la sua famiglia denunciò la nascita di agnelli deformi nelle campagne avvelenate. “Hanno finalmente avuto giustizia, ma quelle vite non ce le restituirà nessuno”, ha affermato.

Ora l’attenzione è puntata sul tavolo di confronto convocato dal prefetto di Napoli, Michele di Bari. 0L’Italia dovrà dimostrare di voler davvero porre fine a una tragedia ambientale che ha segnato intere generazioni.

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