Home Cultura Arte Franco Filice: il poeta del freddo e delle frontiere invisibili

Franco Filice: il poeta del freddo e delle frontiere invisibili

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Franco Filice non è solo un poeta, ma un viaggiatore tra mondi diversi, un interprete della complessità dell’esistenza che si dipana tra due lingue, due culture e infiniti paesaggi interiori. Originario di Carolei, piccolo borgo in provincia di Cosenza, la sua vita ha attraversato confini geografici e culturali, legando profondamente le sue esperienze alla Germania e all’Italia, in particolare a Napoli e Monaco di Baviera.
La poesia di Filice nasce da un’incessante oscillazione tra l’italiano e il tedesco, tra la mediterraneità di Napoli e la rigidità della Baviera. Il suo percorso accademico lo ha portato a dirigere la biblioteca del Goethe-Institut di Napoli e a insegnare Lingua e traduzione tedesca presso l’Università Suor Orsola Benincasa. La sua attività di traduttore ha aperto le porte della letteratura tedesca contemporanea a molti lettori italiani, portando nel nostro Paese autori come Bov Bjerg e Jo Lendle, oltre a tradurre Contro l’antisemitismo di Theodor W. Adorno.

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La Trilogia del Nevischio: un percorso poetico tra gelo e memoria

La sua produzione poetica più significativa è raccolta nella Trilogia del Nevischio, composta da La neve in tasca (Oèdipus, 2021), Brina di ieri (Ensemble, 2023) e Anni acerbi. Il freddo diventa simbolo di una condizione esistenziale, rappresentando spaesamento, distacco e introspezione. Le sue poesie sono finestre aperte su una sensibilità che non si lascia mai ingabbiare dalla nostalgia, ma che cerca, invece, di catturare l’istante di passaggio tra passato e presente, tra memoria e oblio. Nella poesia Vuoto di me, ad esempio, i versi descrivono con delicatezza i margini della memoria e la fragilità dei ricordi:

“Presto spunterà l’alba / oltre il vuoto di me.”

Un altro esempio emblematico è Oblomoveggiare pallido e assorto, in cui il poeta dipinge un paesaggio urbano degradato con immagini di straordinaria potenza visiva:

“Le periferie bruciano / tra aride sterpaglie. / Sul mare è stesa / una patina di petrolio.”

Premi e riconoscimenti: un talento celebrato

Il talento di Filice è stato riconosciuto in numerosi concorsi letterari nazionali e internazionali:

  • Primo classificato al Premio Visioni di Poesia per Labbra vermiglie;
  • Menzione d’Onore al Premio Internazionale Trofeo Penna d’Autore per la stessa poesia;
  • Attestato di Merito al 13° Concorso Nazionale Poesie d’Amore per la poesia Forse il nevischio non ha un solo colore;
  • Diploma d’Onore al Premio Il Convivio per la raccolta Brina di ieri;
  • Secondo classificato al Premio Letterario Nazionale Città di Asti per La neve in tasca;
  • Vincitore ex aequo del Premio Internazionale Giornalistico e Letterario Marzani.

L’arte di raccontare il freddo dell’anima

Ogni poesia di Filice è un’esplorazione intima, un’immersione nei paesaggi interiori della solitudine e della riflessione. La sua sensibilità emerge chiaramente in componimenti come Labbra gelate, dove il freddo fisico diventa metafora del distacco emotivo:

“Il fuoco delle nostre labbra gelate / ardeva in altri mondi.”

Questa poesia, come molte altre, mette in luce la capacità di Filice di trasformare gli elementi naturali in simboli potenti di stati d’animo universali.

Franco Filice è una voce unica nel panorama letterario italiano, capace di unire la delicatezza del lirismo con una profonda riflessione esistenziale. La sua poesia non è solo un esercizio estetico, ma un’esplorazione dell’animo umano, dei suoi vuoti, delle sue memorie e delle sue contraddizioni.

Attraverso le sue opere, Filice continua a tracciare una geografia poetica che attraversa confini linguistici, culturali e interiori, confermandosi come uno dei più raffinati interpreti della complessità contemporanea.

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