Home Cultura Arte La Festa di Montevergine: un trionfo di tradizione e innovazione

La Festa di Montevergine: un trionfo di tradizione e innovazione

BCC

di Serena Stabile
Al Teatro Sannazaro di Napoli, “La Festa di Montevergine” di Raffaele Viviani, con la regia di Lara Sansone, si conferma ancora una volta un’opera di straordinaria potenza espressiva. Questo allestimento, in scena fino al 16 marzo 2025, rappresenta un esempio perfetto di come la tradizione teatrale napoletana possa essere rivitalizzata senza tradirne l’essenza originaria.

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Scritto nel 1912 e rappresentato per la prima volta il 6 gennaio 1928, il testo di Viviani viene riproposto con una fedeltà filologica al copione originale che, come sottolinea la stessa regista, “è come una partitura perfettamente organica, che non può essere modificata”. Tuttavia, la messa in scena si distingue per un approccio contemporaneo che trasforma l’intero teatro in uno spazio immersivo, spogliato dalle tradizionali poltrone per fare posto a tavolacci, luminarie, vino rosso e taralli.

Una regia visionaria

Lara Sansone, premiata con il prestigioso Premio Flaiano per la sua interpretazione, dimostra una duplice maestria: come regista, riesce a orchestrare con precisione millimetrica un cast di quasi trenta attori, mentre come protagonista, nei panni de “‘a Maestà”, incarna perfettamente quella figura di “comara irriverente e nciucessa” che scompiglia gli equilibri di un instabile triangolo amoroso.

L’allestimento scenico, curato da Retroscena Srl, con le luci di Luigi Della Monica e i costumi di Luisa Gorgi Marchese, ricrea magistralmente l’atmosfera della festa, sospesa tra sacro e profano. Particolarmente suggestiva la scena della processione, che conduce lo spettatore fin dentro il santuario, accompagnata dal profumo d’incenso e dagli inni religiosi.

Un cast all’altezza della tradizione

Accanto a Lara Sansone, brillano Stefania Di Nardo nel ruolo de “‘a Farenara”, Vincenzo Merolla come “‘o Vrennaiulo”, Gennaro Di Biase nei panni di Don Rafele Attunaro e Lucio Pierri in quelli de “‘o Sanguinaro”. Tutti gli interpreti, compresi i numerosi personaggi di contorno, contribuiscono a creare quel microcosmo vivace e variopinto che è la vera essenza dell’opera vivianea.

Le musiche originali di Viviani, elaborate da Paolo Rescigno, e le coreografie di Alessandro Di Napoli completano un quadro di rara armonia artistica, dove canti, balli e recitazione si fondono in un’unica, travolgente esperienza teatrale.

Ciò che rende “La Festa di Montevergine” un’opera ancora attuale è la sua capacità di parlare di “sentimenti, di devozione, di gioia, di tradimento, di sfarzo, di vanità, di carità”, elementi che trascendono le epoche. Il testo di Viviani ci offre uno spaccato della Napoli popolare d’inizio Novecento, ma lo fa con una profondità psicologica e una verità umana che risultano universali.

La commistione tra sacro e profano, tra la devozione alla Madonna di Montevergine e gli intrighi amorosi che si sviluppano durante la festa, riflette quella complessità antropologica che è tipica della cultura napoletana, dove il sublime e il quotidiano convivono senza contraddizioni. In definitiva, questo allestimento de “La Festa di Montevergine” rappresenta non solo un omaggio alla tradizione, ma anche un’operazione culturale di grande rilevanza, che dimostra come il teatro classico napoletano possa ancora parlare al pubblico contemporaneo, italiano e internazionale, senza scadere nel folklorismo ma mantenendo intatta la sua autenticità.

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