L’Art. 518–duodecies del Codice Penale: “Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui è punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro 2.500 a euro 15.000”.
Simone Isaia, il clochard 32enne ormai diventato famoso per aver incendiato quella che viene considerata “un’opera d’arte”, è stato condannato a quattro anni di reclusione. L’opera era di Michelangelo Pistoletto installata agli inizi di luglio in piazza Municipio, a Napoli.
Il processo definitosi con il rito abbreviato, è stato portato a termine dal Tribunale di Napoli. Isaia, dopo essere stato ai ‘domiciliari’ in una comunità di Salerno, è stato riconosciuto colpevole di incendio e distruzione di beni culturali ai sensi della nuova disciplina normativa. Due accuse ha annunciato il suo legale, l’avvocato Carla Maruzzelli, al termine della lettura del verdetto. Nell’aula non c’era l’imputato, ma erano assenti tutti, dal maestro Pistoletto a qualche delegato del Comune di Napoli. La solidarietà nei mesi passati, oltre a quella per l’artista, li ha ricevuti anche il Clochard, in quanto per molti cittadini è una persona che andrebbe aiutata, piuttosto che condannata. Resta l’atto grave, ma come si legge sui social, ancora più grave, è il fatto che fossero stati dichiarati ignifughi gli stracci dell’opera, quindi resistenti al calore, e dopo il grave incendio che ha portato certamente danni in termini di inquinamento, oltre che di immagine alla città (come se tutti fossero i colpevoli) e danni economici alla stessa, chi dovrebbe essere considerato colpevole, oltre il clochard? Si chiedono in molti. Pare che l’incendio sia stato causato con un semplice accendino, come riportano le immagini di videosorveglianza, quindi chiunque avrebbe potuto fare quei danni anche un bambino o una cicca di sigarette? Resta la domanda: “Era un’opera sicura da mettere alla mercè di tutti?”, ovviamente No! La circostanza, però, non convince il legale, e come riportato da La Stampa: “E’ inverosimile che un accendino possa provocare un incendio di quella portata».
Intanto, la nuova Venere degli stracci sarà inaugurata il 22 gennaio a piazza Municipio, dove resterà esposta per quattro mesi per poi essere collocata in uno spazio ad hoc in via di definizione. Ci sarà un servizio di vigilanza: “chi la pagherà?”. Sarà anch’essa ‘Ignifuga?’. Intanto pare che Pistoletto, consegnerà alla città questa nuova opera che egli stesso ha finanziato. Il Comune aveva lanciato una raccolta fondi, affidata dall’associazione L’Altra Napoli, per finanziare la ricostruzione della Venere: ma Pistoletto ha spiegato che il raccolto sarà devoluto all’associazione ‘La Scintilla’ associazione destinata a persone con disabilità intellettiva e alla cooperativa sociale ‘Lazzarelle’, impegnata nel recupero delle detenute (come riportato sempre da La Stampa).