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Studente a Brescia insulta il prof. Napoletano: “Terrone di m…”. Come punizione dovrebbe portarlo al Sud in gita

Ne vale ancora la pena perdonare dopo 160 anni? L'obbligo è di portare al Sud questi studenti

BCC

Uno studente di Brescia ha insultato il suo professore napoletano. Il docente si chiama Osvaldo Iervolino, trentenne e ora insegna italiano e storia. Dopo una verifica orale, l’allievo ha reagito male chiamandolo “terrone di me**a” in seguito ad un brutto voto ricevuto. Pare che lo studente lo abbia anche minacciato di morte. Intanto pubblicando un post su facebook ha chiesto scusa al suo studente molti non hanno compreso il perchè!

“Mio caro studente – ha scritto il prof su facebook – che mi hai chiamato terrone di m…a e mi hai minacciato di morte, ti perdono e ti chiedo scusa. Ti perdono perché educare significa anche dare nuove possibilità. Voglio pensare – nella mia ingenuità – che non hai dato peso alle parole che hai detto e che forse non le pensi. Ti perdono perché nel tuo volto ho percepito rabbia, vuoto e smarrimento verso un futuro al quale non riesci ancora a dare forma. E allora ti dico: lasciati aiutare, ascolta chi vuole darti consigli e non essere diffidente“.

“Allo stesso tempo – continua il docente – ti chiedo anche scusa perché questa società, evidentemente egoista, non è stata capace di trasmetterti i valori essenziali del vivere civile. Parlarsi, confrontarsi, mettere insieme idee, trarre insegnamento anche da un pensiero diverso dal proprio. È più facile inveire contro: si fa presto ad alzare la voce e a fare sceneggiate per attirare su di sé l’attenzione. Ti chiedo scusa a nome di chi non ti ha mai detto che i fallimenti, non sono il pretesto per scagliarsi violentemente contro l’altro. Anche se si tratta di un brutto voto: ma diventano opportunità di crescita e di desiderio di riprovarci”.

Di queste parole si può essere d’accordo o meno, ma il continuare a perdonare è giusto ed educativo? Per 160 anni, ossia da quando i meridionali dopo l’Unità d’Italia hanno iniziato ad emigrare al Nord per obbligo, per mancanza di possibilità e per l’inizio di una questione meridionale che prima non c’era: hanno perdonato tanto.
Sicuramente l’epoca è cambiata, sicuramente i luoghi comuni sono sempre più combattuti dalla bellezza e dalla civiltà che Napoli ed il Sud stanno dimostrando al mondo intero che se ne sta accorgendo: ma è ancora educativo ‘perdonare’? Sia chiaro, non si chiedono punizioni esemplari, ma un grande insegnamento educativo: “portare al Sud quegli studenti in cui magari non sono mai stati”. Raccontare loro la vera storia di come l’Italia si è unita, e come di fatto continua a proseguire questa unione. Ci sarebbe più rispetto!

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