L’opinione di MAria Rosaria de Rito
Mi sono svegliata di buon’ora, come sempre. Ma oggi è domenica ed ho un bel programmino. Come tutte le domeniche, del resto La cucina, Regno di tutte le nonne del Sud, mi aspetta….complice e sorridente. Faccio colazione, ma intanto avvio le uova a bollire e il ragù che già ieri sera aveva cominciato a gorgogliare, riprende da dove era rimasto. Il mio the, fra i fumi della cucina, mi riscalda come il ricordo della mia infanzia, e di quando osservavo mia nonna fare ciò che sto facendo io La saluto. Lei mi risponde subito. Entra, infatti, un fascio di luce del mattino nella stanza. E quando mai mi ha negato il suo sorriso. Riprendo, forte anche di questo saluto, e vado spedita per svolgere il mio programma. A pranzo c’è mia figlia col marito e il mio principe. Più tutti gli altri. Le polpette le faccio apposta per lui. Trovatemi un bambino a cui non piacciono le polpette di una nonna del Sud. Non esiste. Sono le nove e mezza e sono a buon punto. Mi vesto e ad esco . Mi sta aspettando. Infatti è già pronto, con tanto di cappello e sciarpa, ché fa freddo stamattina. Mi salta tra le braccia appena mi vede . Io lo prendo e lo stritolo. Salutiamo mamma e papà ed è mio. Tutto mio. Mi ha cambiato la vita questo bambino e mi ha pure resa migliore. Si, davvero….non esagero. Più saggia, serena, paziente …ha dato un senso ai giorni miei….ecco… proprio come dice la canzone. Passeggiamo, lo amo, e tengo stretta quella manina che ormai è una ragione di vita per me. Sento il brivido del tempo che verrà . Me lo trasmette lui. Si entusiasma per tutto, ed io che avevo dimenticato certe sensazioni, presa dalla routine, le riscopro insieme a lui. Il letargo che avvolge gli anni che passano, rendendo grigie le tempie e le giornate, svanisce. I colori della infanzia rimbalzano nella mia vita di adulta. Mi fa bene. Rido. Ride pure lui e mi dice che sono una nonna speciale. La migliore del mondo
Ed io…. salgo in paradiso e scendo solo perché devo tenergli la mano. Altrimenti resterei lì…Ci fermiamo davanti la Chiesa. Decidiamo di entrare . Gli ricordo che lì dentro c’è Gesù. Si entra in silenzio e ci si fa il segno della Croce. Si fa serio. E’ ancora più bello. Si nonnina, mi dice. Mi stringe la mano. Lo osservo. Capisce tutto. Quello che si vede e quello che non si vede . Gesù parla ai bambini. Quando mi rendo conto che la soglia di attenzione è giunta al limite, usciamo. Sono stata una madre prepotente, a volte . Giammai lo farei con lui. Ecco….essere nonni ti da’ la possibilità di riparare agli errori della gioventù. Corriamo sul Lungomare. Stabiliamo che chi arriva lì per primo, ha vinto. Per fortuna me la sento. Vince lui, ma non c’erano dubbi. E’ la sua partita, questa. La mia è già stata….tanto tempo fa . Io gli faccio solo compagnia. Poiché vuole un gelato, giusto premio per aver vinto la corsa, ci fermiamo al bar. Si chiama Cuore Matto. Ed è matto proprio come il mio, che batte di gioia. Ricordo che mia nonna, in questi casi, mi presentava a tutti. Ed io faccio uguale. Lui è il mio nipotino…la butto lì….ma in realtà aspetto sempre che mi dicano che è bellissimo. Poi quando aggiungono che mi somiglia…. be’ gongolo
Chissà perché i nonni si rincitrulliscono così, penso. Forse perché è l’ultima parte della vita. E abbiamo capito cosa conta davvero e cosa no. Lo prendo in braccio, solo un attimo, perché pesa. Lo bacio. Fortissimo. Su una guancia e sull’altra. Lui ci sta . Gli serve il mio amore per crescere. Piano piano ci dirigiamo verso casa mia. Entra e subito mi guarda. Nonna voglio le polpette. Ma certo amore mio. Arrivano gli altri . Sono indaffarata. Accaldata. Impicciata. Gli do un altro bacio e gli metto il piatto davanti. Lui per primo . Poi a seguire gli altri. Continua….ancora a lungo . Per buona parte del pomeriggio. Ma non voglio tediarvi. Vi è piaciuta la storia? Tutta inventata. Sono in negozio e guardo fuori. Ogni domenica penso che vorrei fare questo. Stamattina l’ho scritto. Magari funziona. E il magone se ne va. Fatemi compagnia. E’ dura fare la nonna, subendo l’emigrazione. E non se n’è parlato abbastanza finora. Duccio….che tu non abbia mai a pensare che io da quaggiù….non ti amavo. Chissà si capisca, una volta per tutte, di cosa è stata privato il Sud e la mia Calabria, costringendo i nostri figli all’emigrazione. E si capisca pure che la nostra colpa peggiore è questa pietosa silenziosa Rassegnazione.
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