Home Attualità L’autonomia differenziata del Nord e l’indifferenza del Sud

L’autonomia differenziata del Nord e l’indifferenza del Sud

BCC

di Annamaria Pisapia
Esulta Luca Zaia, governatore del Veneto, per l’approvazione da parte del Senato alla richiesta di Autonomia differenziata. Esulta Calderoli, e nessuno ricorda che il 14 aprile 2023 durante un convegno sul tema dell’autonomia, tenutosi a Vicenza, dichiarò apertamente che il nord era stufo di mantenere il “figlio scansafatiche (neanche troppo sottinteso che fosse rivolto al Sud), che andava alle slot machines a sperperare la paghetta, rispetto al figlio volenteroso, studioso, che faceva buon usodella stessa paghetta”. Esultano i veneti, che proprio dalla pagina di Zaia dichiarano di liberarsi finalmente di quegli scansafatiche dei meridionalista. Ma a sovrastare le grida di esultanza del Nord è l’assordante silenzio dei meridionali, rotto solo da qualche lamentazione qua e là, confermando di vivere una condizione di colonizzazione. E in quanto tale abituati a sottostare ad una politica differenziata, che non legittima la loro partecipazione al tavolo delle trattative. Insomma, il Governo nordcentrico sta preparando le esequie del Sud in pompa magna, dopo aver scarnito le sue ossa, e i morti già se ne sono fatti una ragione.

E’ pur vero che qualche re-azione da parte del Sud si è avuta, qualche manifestazione è stata partorita, con la partecipazione di qualche centinaia di manifestanti, a voler essere generosi, beninteso, messe in piedi solo per tentare di fermare l’autonomia differenziata, non già per chiedere di partecipare a quel tavolo, confermando quanto detto poc’anzi, proponendo di fare un pò di conti con i “fratelli”. Ma i meridionali possono farlo? Certo che si! Solo se divengono consapevoli di essere stati “liberati” della loro indipendenza, per essere educati alla scuola della dipendenza (la teoria della dipendenza fu elaborata dal prof Andrè Gunder Frank, il quale dimostrò che la ricchezza di un paese è sempre legata all’arretratezza di un altro, condizione determinata dal drenaggio di risorse di quest’ultimo verso il primo. Frank sintetizza questa teoria in “sviluppo del sottosviluppo, due facce della stessa medaglia”. Insomma, con la pseudo unità d’italia il Sud è stato “liberato” dell’indipendenza per essere educato alla scuola della dipendenza).

Un gioco perverso e diabolico su cui si regge l’economia del Nord, che guida il sistema politico italiano di tipo coloniale. E’ pur vero che se il Sud decidesse di non partecipare più il gioco finirebbe, ma il nord ha interesse a che il Sud non lo abbandoni (se i primi anni dopo l’unità vedevano la denuncia forte e chiara, da parte dei politici meridionali, del massacro e della espolizazione di quest’area, la non risoluzione di queste denunce, l’incancrenirsi dei problemi, vide la nascita del meridionalismo: si era passati dall’acuto al cronico). Quindi, una parte del Sud, pur essendo ben consapevole dell’idrovorismo del Nord, continua a fare l’unica cosa che gli sia consentita: lamentarsi.

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Così, non desteranno preoccupazione alcuna le manifestazioni per fermare l’autonomia differenziata fino a quando non siano determinati i Lep( temo che molti abbiano dimenticato che nel gennaio 2023 Calderoli abbia fissato i termini entro un anno, contando sul fatto che l’impresa era ardua, per non dire impossibile: non ci erano riusciti in 23 anni).
Dunque, perchè proprio il Sud chiede di mantenere in vita lo stesso perverso meccanismo che lo conduce a morte certa, senza abbandonare i propri carnefici? Pechè è l’unico modo che ha di agire, ed è anche l’unico che gli sia consentito. Sa che quando l’autonomia sarà definitivamente approvata esso non sarà in grado di ribellarsi: non ha l’autorizzazione, nè gli strumenti mentali per poterlo fare. Dunque, la continua e inutile battaglia contro l’autonomia è vòlta a far sì che non emerga quell’impotenza appresa dei colonizzati di non riuscire a ribellarsi ai propri carnefici. Quindi, meglio vivere in un dolore conosciuto, immersi in uno stato di stagnazione dei problemi, dove risulta appagante produrre una “dolce” lamentela, su quelli che vengono presentati come iniquità, che in realtà sono le “normali” politiche applicate in qualunque paese sottoposto a colonizzazione, piuttosto che immaginare il levarsi della voce di un popolo che decide, finalmente, di far emergere la forza della sua identità. E’ una resa? Affatto! Individuare i punti deboli propri e del nemico aiuta a segnare il punto della vittoria”.

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