IL MEZZOGIORNO DOPO L’UNITÀ. Rubrica a cura di Enrico Fagnano: Il brigantaggio legittima difesa del Sud
Uno dei nostri migliori intellettuali, Giovanni Turco, nel 2000 ha curato il libro ‘Brigantaggio, legittima difesa del Sud’ (editoriale Il Giglio), nel quale ha utilizzato testimonianze e documentazione tratte dalla rivista dei Gesuiti ‘Civiltà Cattolica’ per
dimostrare che la resistenza nel Mezzogiorno dopo la conquista sabauda aveva solide radici nel diritto all’autodifesa proprio di tutti i popoli oppressi. Ecco lo studioso napoletano cosa scrive a pagina 21: ‘Quanto alla forma giuridico-politica dell’unificazione, attraverso una serie di guerre unilateralmente intraprese e le successive annessioni, la Rivista nota una innegabile carenza di legittimità. In tal caso il mero diritto della forza si è imposto ad ogni forza del diritto. Talché la situazione italiana sul finire del 1860 ‘non solo ella mostra obliati i principi della giustizia e della morale internazionale, ma stabilisce esplicitamente il supremo diritto della forza. Lo stabilisce col fatto, spingendo il Governo sabaudo, senza altra ragione che la potenza, ad assalire e conquidere uno dopo l’altro, con turpe intreccio di frode e di forza, tutti i governi della Penisola. Lo stabilisce colle dottrine, affermando francamente che se 26 milioni d’Italiani non formano un solo Stato sotto un solo Governo, necessariamente e sempre saranno oppressi’.
Ventesima puntata. I libri di Enrico Fagnano IL SUD DOPO L’UNITÀ e IL PIEMONTESISMO E LA BUROCRAZIA IN ITALIA DOPO L’UNITÀ sono
disponibili sul sito Bottega2Sicilie
Come è noto, si tentò di sanare la situazione di fatto con i famosi plebisciti, che vennero però universalmente considerati inattendibili. A questo proposito nel saggio di Giovanni Turco a pagina 22 si legge. ‘Il gran cavallo di battaglia che si è fatto giuocare per costruire l’Italia una è stato il suffragio universale… Or ci si dica se vi è uomo assennato in Europa che abbia ombra di fiducia a quelle schede ridicole, onde in Italia è stato interrogato, raccolto e quittinato quel suffragio. È impossibile che vi abbiano fede quei medesimi che più se ne fanno forti: tanto è stata aperta la violenza recata a chi doveva dare i voti, la simulazione di voti non dati, la moltiplicazione a vista dei pochi dati! E che dire di ‘suffragio unanime’, onde le Due Sicilie in piena anarchia hanno votato la propria ‘annessione’ alla Monarchia sarda? Un Regno di nove milioni di anime, il quale si dà per appendice o provincia ad uno stato che non ne novera cinque! E tra i quali nove milioni potete porre ogni cosa, che meglio di otto neppure sanno che siasi al mondo una Monarchia sarda’.
In sostanza, quindi, la consapevolezza dell’estraneità del ‘Paese reale’ di fronte alla ‘minoranza illuminata’ liberale (con la sua pretesa totalizzante e le istituzioni da essa egemonizzate), rende chiaramente comprensibili i motivi dell’opposizione popolare a quella che si presenta come una effettiva oppressione. Le insurrezioni che scoppiano in tutti i territori annessi al Piemonte lo dimostravano palesemente: la volontà delle popolazioni era tutt’altra che quella di sbarazzarsi delle antiche tradizioni politiche e religiose. La resistenza antiunitaria ne testimoniava l’avversione al nuovo Stato e la fedeltà alle tradizioni avite, alla Chiesa ed alle precedenti istituzioni. Sicché la tesi della volontà popolare espressa nei plebisciti, che avevano sancito le annessioni, aveva nelle diffuse reazioni antiunitarie (e nella contestuale durissima repressione) la più evidente smentita fattuale.
In conclusione per Giovanni Turco nel brigantaggio va riconosciuto un capitolo della resistenza contro il nuovo ordine liberale, laicista e centralizzatore, che veniva ad espropriare le popolazioni (particolarmente quelle meridionali) di un’identità storico-politico-religiosa profondamente radicata ed avvertita. Anche l’esperto giurista Francesco Mario Agnoli nel suo ‘Dossier brigantaggio’ (controcorrente 2023) riconosce nella ribellione del Sud conquistato gli aspetti di una vera e propria lotta di resistenza e afferma che ‘l’essersi piegati alle esigenze di una guerra condotta con metodi spietati e senza regole non trasforma in briganti i combattenti per la sopravvivenza del Regno delle Due Sicilie, così come non ha reso tali, nella storia, i combattenti di altre cause’.
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