Home Rubriche settimanali Il Mezzogiorno dopo L'Unità Combatterono come leoni. Morirono da eroi. Li chiamarono briganti.

Combatterono come leoni. Morirono da eroi. Li chiamarono briganti.

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IL MEZZOGIORNO DOPO L’UNITÀ
Rubrica a cura di Enrico Fagnano

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L’opinione pubblica del Nord restava colpita dal modo sprezzante con il quale i briganti affrontavano la loro fine. Quando la sconfitta sembrava oramai inevitabile, combattevano con ancora maggiore accanimento, cercando la morte sul campo di battaglia. C’era qualcosa di eroico nel loro comportamento e questo poneva in dubbio l’immagine del brigante che il nuovo potere tentava di accreditare, descrivendolo praticamente come un malvivente. Gli autori vicini al regime dovettero inventare teorie al limite dell’inverosimile (come vedremo nelle prossime puntate) per giustificare tutto questo agli occhi dei Settentrionali.

L’eroismo dei briganti viene spesso descritto dagli stessi ufficiali responsabili della loro cattura o della loro morte e a volte capita che questi militari nei loro scritti privati lascino trapelare anche una certa ammirazione per l’avversario sconfitto. È questo il caso del tenente della cavalleria Enea Pasolini, che nelle lettere scritte al fratello così racconta la fine del brigante Catalano.

‘Rossano, 5 luglio 1868. Caro Pierino, tu leggerai in questi giorni nei giornali che presso Rossano è stato preso il famoso capobanda Catalano, che da sette anni era in campagna e che è reo di 32 omicidi conosciuti e il cui nome è stato il terrore di questi paesi (non dimentichiamo che chi scrive è un ufficiale dell’esercito italiano/piemontese e forse avrebbe fatto meglio a dire: è stato il terrore delle nostre guarnigioni in questi paesi). Naturalmente tu immaginerai che questo sia un pezzo d’uomo alto, robusto, dallo sguardo fiero, dall’aspetto imponente. È invece perfettamente il contrario; è un omino piccolo, mal fatto, curvo, con una fisionomia mezzo stupida. Un tipo di sagrestano. Quando me lo sono fatto condurre davanti e ho visto quell’omiciattolo con un sorriso sciocco sul labbro e che camminava sommesso, non ho potuto fare a meno di esclamare: “Come! Tu sei Catalano?” “Eccellenza sì, sono isso” fu la risposta, e fu la sola verità che mi abbia detto in mezz’ora che ho avuto il bene di essere con lui.’ ‘Rossano, 13 luglio. Catalano è stato fucilato, e tal morì qual visse/ superbi formidabili feroci/ gli ultimi moti fur, l’ultime voci (si tratta di una citazione dalla Gerusalemme Liberata di Tasso). Egli non ha voluto palesare un complice, un manutengolo! Lo hanno tenuto un otto o dieci ore ai ferri incrociati (dalle parole del tenente Pasolini risulta, quindi, che la tortura per i nostri liberatori fosse una prassi corrente, addirittura la normalità. E questa sarebbe la grande civiltà che hanno portato al Sud!). Non so come abbia potuto resistere. E non ha voluto palesare niente. Finalmente a mezzanotte lo hanno condotto al cimitero (perché a mezzanotte? potevano farlo in qualsiasi momento della giornata; forse stavano facendo qualcosa che non doveva essere visto?); egli ha seguito i bersaglieri a passo di corsa; giunto sul posto l’ufficiale gli ha detto: “Ti do quindici minuti di tempo; se parli hai salva la vita, altrimenti ti fucilo qui.” Ed ha fatto caricare le armi in sua presenza. Passati dieci minuti ha detto: “Catalano, ancora cinque minuti hai da vivere se non parli; dici un solo nome di manutengolo e sei salvo”. Ed egli zitto. Finalmente l’ufficiale ha replicato: “Catalano! Hai un minuto; vuoi parlare?” “No!” ha risposto, e sì pochi secondi dopo era steso morto a terra (sbaglio, o questa è stata una fucilazione sommaria, senza prendersi neanche la pena di fingere una parvenza di processo? Altro grande esempio della civiltà che i liberatori stavano portando nel nostro Sud). Che curioso miscuglio di carattere! Morire piuttosto che svelare un complice! E questa virtù eroica in chi si trova?” Il tenente Pasolini si sorprende del comportamento eroico del suo prigioniero. Se avesse conosciuto veramente i briganti e se non fosse stato anche lui condizionato dalla pubblicistica di regime, si sarebbe dovuto sorprendere del contrario.


Ventunesima puntata. I libri di Enrico Fagnano “IL SUD DOPO L’UNITÀ” e “IL PIEMONTESISMO E LA BUROCRAZIA IN ITALIA DOPO L’UNITÀ” sono disponibili sul sito Bottega2Sicilie.

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