Home Attualità Dal Web Uniti nella diversità: il futuro del Sud passa per una svolta territoriale

Uniti nella diversità: il futuro del Sud passa per una svolta territoriale

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Rubrica indipendente a cura di Stefano Bouché: l’Indipendentista
Il meridionalismo, oggi più che mai, necessita di un coordinamento efficace e di una visione chiara per rilanciare il Sud come protagonista politico e culturale. Non è utopia pensare che almeno il 30% o il 40% delle anime meridionaliste possano unirsi in un’azione comune: non per fondersi o omologarsi, ma per convergere verso un obiettivo condiviso. È già un traguardo significativo, che può aprire la strada a una vera svolta territoriale meridionale. Il MET (Movimento per l’Equità Territoriale) potrebbe giocare il ruolo di “primus inter pares”, fungendo da catalizzatore per raccogliere movimenti, associazioni e singoli che condividono la necessità di una nuova centralità del Sud. Ma questa centralità deve essere chiara: non una generica equità territoriale, bensì un’equità mirata, che metta al centro il nostro Sud, con le sue specificità, le sue esigenze e il suo potenziale.

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Tra le varie anime del meridionalismo si contrappongono spesso visioni diverse, da quelle centraliste a quelle federaliste o addirittura indipendentiste. Eppure, una sinergia è possibile. I Lupi del Sud propongono una prospettiva federalista come base per costruire un fronte meridionalista unito. L’assorbimento in un unico partito, temono, rischierebbe di smorzare le energie e disperdere la diversità che rappresenta la vera ricchezza del movimento. Un’unione nella diversità è la strada maestra. Come accade nella cucina italiana, dove ogni regione contribuisce con le proprie tradizioni a un risultato che incanta il mondo, così il Sud deve imparare a valorizzare la propria pluralità, trasformandola in forza politica.

Serve una svolta, non un ritorno a vecchie ricette già fallite. Come ricorda un famoso aforisma attribuito ad Albert Einstein, “la follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.” La battaglia per il Sud deve essere ripensata con nuovi strumenti, nuovi interpreti e, perché no, nuovi simboli. Un “Pino mediterraneo” potrebbe rappresentare il nostro Sud: forte, resistente e radicato nella sua terra, ma capace di espandere i suoi rami verso il futuro. Pino Aprile, figura carismatica del meridionalismo, potrebbe essere il punto di riferimento per questa rinascita, con il suo appello a un Sud che sappia stare in piedi da solo: “Meglio soli… Solo noi Sud.”

Il tempo stringe, e il Sud non può più permettersi di rimanere spettatore passivo. La vera battaglia, quella delle battaglie, deve focalizzarsi su un rilancio territoriale che bilanci lo strapotere dei partiti territoriali del Nord. Non servono vassallaggi né sottomissioni: serve un meridionalismo fiero, capace di guardare oltre i confini della penisola per diventare ponte tra le genti del Sud, ovunque si trovino. I Lupi del Sud, con umiltà e determinazione, si mettono al servizio di questa causa comune. Ma la strada è tracciata: unire le forze e fare del Sud il cuore pulsante di un’Italia diversa, più giusta e, finalmente, davvero unita nella diversità.


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