Rubrica libera “l’indipendentista” a cura di Stefano Bouché
Nella notte tra il 18 e il 19 gennaio 1925 si spegneva Maria Sofia di Borbone, ultima Regina delle Due Sicilie. A cento anni dalla sua morte, la sua figura resta un esempio di forza, identità e orgoglio, non solo per le donne, ma per chiunque voglia riscoprire il valore delle proprie radici. Maria Sofia fu Regina per pochi mesi, ma bastò quel breve periodo per innamorarsi del suo popolo e farsi amare. Dalle mura di Palazzo Reale, con il suo sguardo rivolto al mare ed i glicini a farle da cornice, incarnò la forza e la dignità di un’intera civiltà: quella borbonica, napoletana e meridionale, ricca di valori cristiani e tradizioni che ancora oggi meritano di essere difesi.
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Come ci ricorda Gennaro De Crescenzo, le sue giornate eroiche a Gaeta, curando i feriti ed incitando i soldati, rimangono impresse nella memoria collettiva. Nonostante l’esilio e la propaganda che tentò di infangarne la figura, Maria Sofia mantenne sempre alta la testa, difendendo con passione le sue radici. Persino nei momenti più bui, come quando si trovava lontana dal suo Regno, attendeva con gioia i prodotti della sua terra: maccheroni, pomodori, arance rosse, simboli tangibili del legame con il suo popolo. Il suo esempio di determinazione e amore per le origini è un invito per le donne di oggi a riscoprire e difendere la propria identità. In un mondo che spesso ci vuole indifferenti e asserviti, Maria Sofia ci ricorda il valore di radici profonde e di un orgoglio che non si piega. È tempo che le donne napoletane e meridionali, e non solo, trovino in lei un modello: un simbolo di resistenza culturale, di consapevolezza storica, di fierezza.
Difendere le proprie radici significa non lasciare che vengano dimenticate. Significa alzare la testa di fronte ad un mondo che tende ad omologare e annullare le differenze culturali. Maria Sofia, con il suo coraggio e la sua dignità, ci insegna che non è solo possibile, ma necessario, essere protagoniste del proprio destino. A cento anni dalla sua scomparsa, celebriamo non solo la sua memoria ma il messaggio universale che ci ha lasciato: quello di credere nel valore delle proprie origini, di difenderle con le unghie e con i denti, e di costruire un futuro radicato nel passato. Come quella bandiera che Maria Sofia sognava di vedere sventolare ancora a Gaeta: è tempo di far risplendere l’orgoglio di essere napoletani e meridionali.
Radici e orgoglio: l’eredità di Maria Sofia per le donne di oggi