L’episodio accaduto recentemente su Sportitalia è solo l’ultimo di una lunga serie di comportamenti discriminatori nei confronti dei napoletani. Il direttore Michele Criscitiello, in risposta a un’osservazione dell’inviato Manuel Parlato da Napoli, ha staccato bruscamente il collegamento, intimandogli di “andare a casa” e accusandolo di voler fare il “fenomeno ai napoletani”. Un’escalation che evidenzia come, ancora oggi, criticare e ironizzare sulla città partenopea e i suoi abitanti sia ritenuto lecito, mentre difenderli viene visto come oltraggioso.
La vicenda è iniziata con una battuta infelice di un altro collega, Tancredi Palmeri, sul mercato del Napoli, che ha suscitato irritazione tra i tifosi. Parlato ha cercato di spiegare come i napoletani, noti per la loro ironia, siano anche pronti a incassare scherzi, ma si aspettano che questi vengano rivolti con equità anche ad altre squadre. La risposta di Criscitiello è stata violenta, con parole che trasudano un disprezzo antico, figlio di quella retorica antinapoletana che da 160 anni avvelena l’immaginario collettivo italiano. Questo atteggiamento affonda le radici nell’epoca postunitaria, quando la cultura napoletana veniva sistematicamente derisa e marginalizzata. Addirittura, in ambiti come il Festival di Sanremo, era vietato cantare in napoletano, una lingua musicale e poetica riconosciuta a livello internazionale, ma considerata “inaccettabile” per una visione nazionalista che vedeva Napoli e il Sud come un problema da rimuovere.
Difendere Napoli, la sua cultura e il suo popolo è ancora percepito come un gesto provocatorio. Parlare in lingua napoletana o prendere le parti della città diventa motivo di esclusione o di attacchi personali, proprio come accaduto a Parlato. È un razzismo sottile, mascherato da ironia o goliardia, ma profondamente radicato. Oggi, più che mai, è necessario reagire. Napoli non è più disposta ad accettare di essere il bersaglio privilegiato di offese e pregiudizi. È ora di ribaltare questa narrazione tossica, riconoscendo e valorizzando una cultura che, con la sua forza e la sua storia, continua a essere un pilastro del patrimonio italiano.
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