Nel cuore dei Quartieri Spagnoli, tra i vicoli che raccontano la storia popolare di Napoli, giace un’area che doveva rinascere, ma che oggi rappresenta solo l’ennesima occasione mancata. Tutto ebbe inizio nel 1999, quando venne demolito un antico stabile di epoca spagnola. La sua sorte era segnata da tempo: i danni subiti a seguito del terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980 lo avevano reso pericolante, ma nonostante ciò non fu mai messo in sicurezza. Nessuno si preoccuperà di un restauro o di un intervento strutturale, fino a quando non fu dichiarato inagibile e abbattuto.
Da allora, in quel vicolo è rimasto uno spazio vuoto, ampio quanto un campetto da calcetto, ma privo di una destinazione d’uso. Nel corso degli anni, l’area è diventata una discarica a cielo aperto, con rifiuti e materiali di ogni genere accumulati nell’incuria generale. Nel 2017, grazie alle proteste dei residenti e all’intervento delle associazioni locali, si è riusciti a ottenere una bonifica dell’area. La pulizia suscitò anche l’attenzione dei media nazionali, che sottolineano l’importanza di un possibile progetto di riqualificazione. Le istituzioni locali promettono un intervento per ripristinare lo spazio alla comunità, con l’idea di trasformarlo in un campo sportivo o in un punto di aggregazione per i giovani. Sembrava l’inizio di un nuovo capitolo. Purtroppo, come spesso accade, alle parole non seguirono i fatti. Le promesse della giunta comunale e regionale rimasero tali, ei lavori per la riqualificazione non partirono mai. Oggi, quello spazio è tornato in stato di abbandono, con cumuli di immondizia che deturpano l’area e la rendono un simbolo del fallimento amministrativo.



Mentre i Quartieri Spagnoli hanno vissuto negli ultimi anni una rinascita grazie all’intraprendenza dei cittadini e dei commercianti, che senza alcun aiuto istituzionale hanno saputo valorizzare la zona e renderla un’attrazione turistica, quello che doveva essere un punto di ritorno per i giovani è rimasto un cantiere fantasma. Un luogo dimenticato dalle istituzioni, ma non dai turisti, che lo immortalano come un paradosso della Napoli che cambia a metà: da un lato la bellezza recuperata, dall’altro il degrado che resiste. Questo caso evidenzia, ancora una volta, la difficoltà delle istituzioni nel garantire una riqualificazione urbana sostenibile e duratura, specialmente in quartieri storicamente complessi come i Quartieri Spagnoli. Servirebbe una visione di lungo periodo, capace di coinvolgere attivamente la comunità e di sostenere concretamente chi ha investito nella rinascita della zona. Si parla spesso della necessità di creare spazi per i giovani, di promuovere lo sport per allontanarli dalle strade e di offrire alternative concrete alla criminalità. Eppure, anche quando ci sarebbe l’opportunità di realizzare qualcosa di utile, l’inerzia politica frena ogni progresso.
L’auspicio è che questa storia non resti solo l’ennesima occasione persa, ma che diventi presto un tema concreto nell’agenda delle istituzioni. Perché Napoli merita spazi vivi, non cattedrali nel deserto.
Fioretti Luigi G65
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