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Il Re Carlo di Borbone a Pomigliano d’arco: il suo amore per i paesi vesuviani

Carlo di Borbone, un figlio di Napoli e dei paesi vesuviani

BCC

di Giuseppe Giunto
Ancora oggi, e sono passati oltre i 200 anni, qualcuno storce il naso per un avvenimento che è avvenuto nel piccolo paese di Pomigliano d’Arco, ma tappandosi il naso con le dita, e denigrando l’avvenimento come una sosta forzata per un bisogno fisiologico ammette la presenza del re di Napoli e di Sicilia, Carlo di Borbone, presso la casa del Duca Girolamo Strambone a Pomigliano d’Arco. Probabile sia capitato anche per questo motivo, 14 Km a cavallo su strade e campagne sfido chiunque a una sosta. Ovviamente il paese non accolse il principe come pensano i vari liberali, e social democratici di oggi, il futuro sovrano di Napoli si fermò ospite del Duca Strambone di sua figlia e del marito di questi il principe d’Elbusso, erano presenti il Sindaco, il Decurionato e con grandi festeggiamenti il popolo. I Cittadini festanti accolsero il principe Carlo con fiori e cesti di frutta. Ma facciamo un passo indietro:

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Carlo di Borbone arriva a Pomigliano d’Arco, il 3 Gennaio 1735 tutta l’area della Piazza del Palazzo Baronale era affollata e bardata a festa, insieme al Duca Girolamo Stambone, erano presenti anche sua figlia Teresa e suo marito, il principe d’Elbusso, i prelati, il sindaco e tutto il decurionato.
Il popolo era festante, riconosceva Carlo di Borbone come il nuovo re, colui che lo avrebbe liberato dallo straniero e data l’indipendenza, quello era l’inizio di un legame con la casata borbonica che sarebbe durato fino al 1861, quel popolo per ben due volte avrebbe combattuto per riportare sul trono la dinastia Borbone, che tanto aveva fatto per questa terra, al grido un solo Dio un solo re. Il popolo di Pomigliano per ben due volte aveva preso le armi contro l’invasore, nel 1799 e nel 1860, quando con un complotto formato da poche persone inscenò un falso voto. Carlo di Borbone si degnò di pranzare con tutto il suo seguito, ammettendo al bacio della regale mano gli eletti.  Sparse di fiori e frutta furono offerti al re, proprio al centro della piazza dove si trovava (prima) la colonna sormontata da un cesto di frutta che ricorda l’affetto e la gratitudine del popolo Pomiglianese al primo sovrano del ramo napoletano dei Borbone.

Si è sempre pensato erroneamente che quel cesto di pomi abbia dato il nome alla città di Pomigliano, ma quella colonna esisteva già prima del 1700 solo in un secondo momento si pensò di adottare come stemma della città la figura del pomo. Il principe Carlo di Borbone, decise di ringraziare il popolo Pomiglianese per il festante benvenuto con una Prammatica, fu intenzione di don Carlo di Borbone, di istituire un catasto onciario, con un dispaccio del 4 ottobre 1740 fu fatto obbligo a tutte le università del regno, demaniali e feudi, di istituire un catasto onciario per distribuire ugualmente le imposte secondo gli averi dei cittadini. I preliminari per la compilazione del catasto onciario Pomiglianese iniziarono tra ottobre e il novembre del 1741, un anno dopo l’emanazione del provvedimento normativo.

In conclusione, a differenza di quanto si cerca di far passare un avvenimento così importante in una sosta così da poter espletare una minzione, certi personaggi dovrebbero prima informarsi. Dopo Napoli, che era la capitale di un grande regno, un piccolo villaggio nell’entroterra napoletano aveva un catasto onciario grazie all’ospitalità della sua gente e a un Re Borbone.

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